A tutti i lavoratori dipendenti e precari (collaboratori, interinali, ecc.) dell'Amministrazione Provinciale di Reggio Emilia
-Nessun rispetto per gli accordi sottoscritti
-Nessuna reale volontà di confronto sul futuro dei servizi, nessuna concreta progettualità gestionale degli stessi
-Nessuna chiara risposta sul piano occupazionale e sul futuro dei Co.Co.Co. da anni sostitutivi di personale assente
-Nessuna risposta positiva sul rinnovo del contratto integrativo
- PER L’APERTURA DEL CONFRONTO SU TUTTI QUESTI ASPETTI,
- PERCHE’ IL SINDACATO E LA RSU SIANO COINVOLTI PREVENTIVAMENTE SULLE SCELTE CHE LA PROVINCIA INTENDE OPERARE
- PER GARANTIRE LA GESTIONE PUBBLICA DEI SERVIZI E QUINDI UNA BUONA OCCUPAZIONE
VENERDI 10 FEBBRAIO 2006
SCIOPERO
DELLE ULTIME TRE ORE DI LAVORO
Con presidio dalle 11.30 alle 12.30 davanti alla sede centrale della Provincia in Corso Garibaldi 59 a Reggio Emilia
RdB Cub -FP CGIL- FPS CISL-CGIL Nidil-CISL Alai-RSU Aziendale
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PERCHE’ SCIOPERIAMO
Scioperiamo perché questa Provincia, con un’arroganza e un decisionismo mai sperimentati prima d’ora, prende decisioni che riguardano i dipendenti senza preventivamente consultare ne’ informare i loro rappresentanti e disattendendo accordi firmati sui medesimi temi solo pochi giorni prima.
Scioperiamo perché siamo stanchi di vedere le nostre proposte per il contratto integrativo respinte totalmente e le trattative tirate per le lunghe, con una tattica attendista che non serve ad altro che a rinviare il confronto con le nostre legittime richieste.
Scioperiamo per protestare contro il rifiuto della Provincia di discutere un piano occupazionale che ci permetta di avere garanzie sul mantenimento dei posti di lavoro del personale dipendente e di quei colleghi con contratti "atipici", che a dispetto del termine stanno diventando purtroppo la norma.
Noi di RdB/CUB scioperiamo anche per ribadire la nostra contrarietà ad ogni ipotesi di privatizzazione dei servizi ora gestiti dall’ente pubblico, perché privatizzare significa invariabilmente un danno per i lavoratori coinvolti e un danno per i cittadini utenti di quel servizio.
La esternalizzazione del servizio mobilità sostenibile che, secondo il famigerato accordo Provincia/ACT recepito dal consiglio provinciale il 15/12/2005 con procedura urgente e con il voto favorevole di TUTTA LA MAGGIORANZA, va ad individuare i servizi ora in mano alla Provincia da affidare ad ACT, è di fatto una privatizzazione, anche se i vari assessori coinvolti si sono affrettati a gettare acqua sul fuoco affermando che ACT è una diretta emanazione degli enti e pertanto è anch’essa un’azienda pubblica.
Niente di più falso! ACT non gestisce nulla direttamente, ma nel suo ruolo di agenzia per la mobilità distribuisce i compiti alle aziende sue sottoposte, che sono s.r.l. e S.P.A., dunque aziende di diritto privato; inoltre nell’accordo si legge testualmente: "…La gestione dei servizi indicati al precedente articolo 2 potrà avvenire attraverso società controllate o partecipate da ACT, previo assenso della Provincia."
Questo fuga ogni residuo dubbio: basta che ACT detenga una partecipazione (anche il 2%) in una qualsiasi società per affidare a questa le funzioni che ora svolgono i dipendenti della Provincia.
La privatizzazione è un danno per i lavoratori coinvolti, perché la ricetta del privato per aumentare gli utili (e aumentare gli utili è l’unico scopo di un’azienda privata) consiste spesso nel pagare poco i dipendenti e tagliare i posti di lavoro e le spese per la sicurezza.
La privatizzazione è un danno per i cittadini perché il privato, per il proprio profitto, non esita a speculare sulla qualità del servizio reso ai cittadini: se la scelta del manager è fra il guadagno degli azionisti e la soddisfazione dei cittadini, quale opzione credete che sceglierà?
La strada imboccata non solo dallo Stato che è retto dal centro-destra ma anche da questa amministrazione, in teoria di centro-sinistra, è quella della devoluzione delle funzioni dal pubblico al privato, conservando per il settore pubblico solo compiti di programmazione e d’indirizzo e consegnando tutto il settore operativo ai privati, secondo quel modello di "Governance" tipico dell’ideologia neoliberista per la quale il profitto è l’unico metro di giudizio.