Bologna. Nidi comunali SONO figli di un dio minore? SI POSSONO PRIVATIZZARE PERCHE' NON SONO SCUOLA?

Bologna -

“Questa mattina abbiamo aperto il corriere bologna e abbiamo cominciato a leggere un interessante articolo sul finanziamento alle scuole dell'infanzia private che supera il milione di euro e che scade ne mese di luglio.” esordisce Massimo Betti della USB.



Un consigliere neoeletto con la lista Frascaroli, spiega le giuste ragioni dell'opposizione a questi finanziamenti e difende la richiesta di referendum cittadino portata avanti dal “Comitato Art. 33” di cui anche noi facciamo parte.



L'articolo di stampa prosegue con il racconto delle diverse posizioni in campo e nella conclusione riporta una dichiarazione virgolettata della segretaria di SEL, partito che ha sostenuto la lista Frascaroli, nonché neo consigliera comunale.



Ed ecco l'amara sorpresa in puro stile politichese “… e' un tema da discutere subito, distinguendo tra i nidi, per i quali esiste un'emergenza e per i quali si può istituire una modalità per verificare la qualità dell'offerta, e le materne, su cui occorre un grande investimento distogliendo i fondi dalle private".



“In italiano semplice si tratta insomma di scambiare la privatizzazione dei nidi con il ritiro del finanziamento alle scuole private” - denuncia Massimo Betti - “strano, è la stessa posizione espressa da autorevoli esponenti CGIL, ed è differente da quella espressa dagli esponenti di SEL e dell'IDV in campagna elettorale e durante le iniziative portante avanti da lavoratori e genitori.”



“Ci toccherà nuovamente spiegare che gli appalti dei nidi non garantiscono la qualità pedagogica di quelli a gestione diretta e che il risparmio si basa sulla drastica diminuzione degli stipendi e dei diritti dei lavoratori? Quest'ultimo elemento di sfruttamento è di per se elemento di abbattimento della qualità  del servizio”  - spiega Betti - “dovremo nuovamente spiegare che i cosiddetti “controlli” degli appalti, di cui parlano da 15 anni i privatizzatori, non sono mai stati fatti e mai saranno fatti seriamente perché si dimostrerebbe quanto siano diversi i nidi a gestione diretta.”



“Non e' certamente un caso che le famiglie bolognesi chiedono in prima battuta l'accesso ai nidi pubblici e che l'iscrizione a quelli privatizzati è un ripiego – ribadisce Betti - dovremo nuovamente spiegare che dietro al business degli appalti ci sono sempre le solite cooperative amiche che sono stati fino ad ora "grandi elettori" delle giunte di centrosinistra?”.



“Lo faremo, lo spiegheremo nuovamente, ma in mancanza di atti concreti in merito alla revoca della chiusura dei nidi Roselle e Vestri e dell'annunciato licenziamento delle 100 lavoratrici precarie (tutte conseguenze dei processi di privatizzazione) non ci limiteremo a questo: ripartiremo nei prossimi giorni con la mobilitazione” conclude il coordinatore della USB.