Castelli Romani. Nevica, Consorzio ladro!
In allegato la lettera stato di agitazione/procedura di conciliazione
L'assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori del Consorzio per il Sistema Bibliotecario Castelli Romani, tenutasi a Genzano di Roma in data 24 aprile 2012, ha deliberato all'unanimità lo stato di agitazione e richiesto il tentativo di conciliazione alla Prefettura di Roma ai sensi della Legge 146/90 e successive modifiche, con una lettera inviata al Prefetto di Roma, Dott. Giuseppe Pecoraro e al Direttore del Consorzio Sbcr, Dott.ssa Ester Dominici.
Questo dopo aver preso atto del perdurare della richiesta avanzata da parte dell'Amministrazione al personale dipendente, riguardo la contabilizzazione delle assenze per la chiusura degli uffici, a seguito dell'Ordinanza Prefettizia che disponeva la chiusura degli stessi, a causa degli eccezionali eventi meteorologici avvenuti nei giorni 3, 4, 6, 7, 10, 11 febbraio 2012.
L'Assemblea è giunta a questa decisione considerato anche il fatto che tutti i Comuni dell'Area dei Castelli Romani ove prestano servizio i dipendenti, non hanno richiesto la compensazione di tali giornate né con ferie né con altra tipi di recupero ore e constatato anche il fatto che tali giornate di assenza giustificata non devono pesare su lavoratori che hanno già stipendi ridotti ai minimi e prestano servizio in condizioni di per sé già tanto difficili.
I lavoratori hanno inoltre ritenuta insufficiente la richiesta avanzata dell'Amministrazione e giustificata da un improbabile danno erariale nei confronti della Pubblica Amministrazioni. Ritenendo invece che non sia imputabile ai dipendenti, il disagio e l'impossibilità a presentarsi sui posti di lavoro, ma soprattutto che non devono pagare con ferie e ore di lavoro in più, un evento eccezionale di fronte al quale la funzione pubblica non ha dato indicazioni chiare e precise e di fronte al silenzio legislativo degli organi preposti.
Dichiarando lo stato di agitazione i lavoratori del Consorzio per il Sistema Bibliotecario Castelli Romani, vogliono dare un segnale forte e coraggioso all'Amministrazione sul fatto che i loro diritti non devono essere toccati, che non devono essere caricati della responsabilità della crisi economica in atto e della scarsità delle risorse disponibili.