Centri per l'impiego. Stabilizzare e consolidare i servizi. Basta con il precariato storico nella pubblica amministrazione.

Roma -

Centri per l’impiego. Stabilizzare e consolidare i servizi.

Basta con il precariato storico nella pubblica amministrazione.



L’USB denuncia il caos che regna nei Centri per l'Impiego su tutto il territorio nazionale. Il combinato disposto di una legge nazionale -la 56/2014-, con decine di leggi Regionali, delibere e circolari varie, stanno distruggendo un servizio fondamentale per i cittadini, un’utenza che si colloca in un confine delicato tra disoccupazione, disagio sociale ed istituzioni. Tutto questo in un momento storico che vede il nostro Paese ancora in piena crisi economica e con il crescente dramma della disoccupazione, che colpisce soprattutto le giovani generazioni con percentuali da terzo mondo.


I CPI erogano servizi per il lavoro e politiche attive e necessitano di un percorso riorganizzativo certo e rapido e, soprattutto, delle risorse necessarie per affrontare i nuovi compiti che anche con il Job Act il governo gli ha voluto assegnare.


Sono 550 Centri per l'impiego sul territorio nazionale, con oltre 5000 lavoratori a tempo indeterminato, oltre 1000 precari, e centinaia di lavoratori in “appalto”. Servizi ad oggi gestiti in via transitoria da Province e Città Metropolitane che spesso si sono viste costrette ad anticipare risorse per garantire la continuità di servizi che dovrebbero trovare sostegno da trasferimenti erogati dal governo nazionale e dalle Regioni.


I lavoratori (sempre più anziani) soffrono una situazione di estrema precarietà ed incertezza per il futuro, e risultano gli unici ancora iscritti al famigerato “portale della mobilità”. La riforma ormai avviata del “Jobs Act” ha portato, come detto, nuove funzioni ai CPI, anche di estrema delicatezza come i Patti di servizio che prevedono odiose sanzioni da infliggere ai percettori di Aspi che non seguono correttamente il tortuoso percorso indicato dalle procedure e gli assegni di ricollocazione, con le relative complesse rendicontazioni. Non c'è stata né formazione adeguata degli organici né la messa a disposizione delle strumentazioni e delle semplificazioni utili (stagionali e lavoratori della scuola) a facilitare questi delicati compiti, posti nelle mani dei lavoratori dei Cpi che si fanno carico della responsabilità, anche umana, del destino di migliaia di disoccupati nel nostro Paese.


Gli stipendi sono bloccati da anni, le risorse sempre insufficienti, (in molti servizi scarseggia persino il materiale di cancelleria) il personale è carente e sempre più a rischio di stress per lavoro correlato a causa degli enormi carichi di lavoro e del difficile front-office determinato dal rapporto quotidiano con il disagio sociale del mondo della disoccupazione.


Sono1000 i precari a rischio licenziamento a fine 2017 e 5000 lavoratori, ancora iscritti sul portale della mobilità. Persone in carne ed ossa che in questi anni hanno dovuto adattarsi a convivere con un senso di precarizzazione del loro lavoro e delle loro vite.


Nel frattempo assistiamo alla proliferazione di società che ottengono accreditamenti e che sono pronte a spartirsi la torta dei Fondi Europei, in una logica di privatizzazione progressiva dei servizi e delle politiche attive per il lavoro, sul solco delle scelte volute dalla politica e dai governi di depauperamento dei pubblici servizi a vantaggio del privato.


L’USB chiede al governo di indicare una strategia e percorsi di riordino certi e comuni a tutti i territori, di stanziare le risorse necessarie a garantire il livello dei servizi all’utenza, di aprire una stagione di assunzioni che veda la stabilizzazione di tutti e mille i precari ed un rinnovo generazionale degli organici, ormai non più rinviabile.


L’USB chiede alle Regioni di decidere velocemente se la funzione ad esse assegnata dallo Stato, debba essere collocata alle Province ed alle Città Metropolitane in convenzione o se debba essere ricondotta a pieno titolo all’interno delle competenze regionali, anche se gestita tramite Agenzie regionali. E' evidente che questi servizi devono mantenere lo stretto collegamento con i territori, anche con il mantenimento dei presidi esistenti, confermando la scelta del superamento dei vecchi “uffici di collocamento”.


L’USB invita i lavoratori a non rassegnarsi, perchè è possibile ancora invertire i percorsi e determinare condizioni diverse per questi importanti servizi, affermando i propri diritti e la propria dignità professionale.


Il 30 marzo USB-PI ha indetto una giornata di sciopero nazionale con manifestazione a Roma di tutto il “precariato” del Pubblico Impiego. Invitiamo i lavoratori e le lavoratrici dei Centri per l'impiego ad aderire e sostenere la mobilitazione. E’ necessario opporsi al disegno di precarizzazione del rapporto di lavoro e dei servizi, che vanno mantenuti nell’alveo delle tutele e garanzie delle pubbliche amministrazioni.


Stabilizzare i precari per rafforzare le funzioni e rilanciare il welfare


Sciopero precario.

Presidio alla Funzione Pubblica

Giovedì 30 marzo - ore 10,30

Palazzo Vidoni – Roma



Unione Sindacale di Base P.I. Enti locali Roma 27-3-2017