Dall'Assemblea nazionale maestre e educatrici: "Uniamo le lotte, incalziamo i Sindaci"
In allegato l'ordine del giorno approvato dall'Assemblea e la presentazione in powerpoint dei dati elaborati. Le interviste di Radio Città Aperta di Roma a Caterina Fida, Daniela Pitti e Vilma Fabbiani
300 tra maestre ed educatrici provenienti dalle principali città italiane hanno approvato un OdG da inoltrare ai sindaci e alle principali istituzioni che si occupano d'infanzia.
Una vera e propria battaglia di civiltà questo il senso che proviene dall'assemblea di oggi e che ha visto al centro dei lavori l'esperienza viva delle lavoratrici, dei genitori e di tutti quei soggetti che intervengono nella cura dell'infanzia.
Da oggi inizia una modalità di lavoro nuova che entra a far parte del dna della USB: unire le lotte interpretando le esigenze di tutta la cittadinanza e non solo delle categorie dei lavoratori e delle lavoratrici.
di seguito l'OdG approvato:
L’Assemblea Nazionale degli Asili Nido e delle Scuole dell’Infanzia promossa dalla USB e convenuta a Roma l’11 Febbraio 2011 con la presenza di delegati e delegate delle principali città italiane
PROPONE ALL’APPROVAZIONE
Il seguente Ordine del Giorno
E’ costituito all’interno della USB un gruppo di lavoro permanente e specifico sulla vertenza nazionale degli asili nido e delle scuole dell’infanzia con la partecipazione di almeno un/una rappresentante per città.
Tale gruppo sarà aperto anche ad altri contributi provenienti dall’esterno dell’organizzazione sindacale poiché si tratta di un luogo di lavoro aperto e non esclusivo.
Al gruppo di lavoro è demandata la predisposizione di un progetto di legge nazionale al fine di includere gli asili nido nel sistema dell'offerta formativa pubblica.
La USB facendo proprie le rivendicazioni scaturenti dall'Assemblea Nazionale impegna le proprie strutture a:
- assicurare il sostegno alle iniziative di lotta tese a bloccare i processi di privatizzazione ed esternalizzazione con tutte le modalità di intervento civico (petizioni, delibere di iniziativa popolare, referendum, interventi legislativi a livello regionale, etc.);
- assumere iniziative in tutte le sedi istituzionali per la creazione di percorsi di stabilizzazione del precariato;
- sostenere tutte le vertenze tese a garantire la certezza del rapporto frontale non oltre 1 a 6 nei nidi, in ogni momento della giornata, e non oltre 25 bambini iscritti per sezione con due insegnanti nella scuola dell'infanzia tendendo a portare il numero a 20 per sezione;
- fare in modo che siano garantite, sia nei nidi che nelle scuole immediate sostituzioni del personale assente a qualsiasi titolo;
- promuovere e sostenere ogni iniziativa necessaria per garantire il diritto all'integrazione dei bambini diversamente abili e il loro diritto al sostegno educativo-scolastico da parte di personale specializzato;
- promuovere forme di cooperazione e di confronto stabile a livello cittadino e/o regionale con le rappresentanze dei genitori all'interno delle strutture di lavoro.
L'Assemblea Nazionale auspica l'impegno della USB a lavorare con altre strutture sindacali disponibili, affinché vengano attivati percorsi di riqualificazione del personale scolastico ed educativo verso la cat. D e di progressioni di carriera del personale ausiliario, nonché per contrastare ogni tentativo di smantellamento, riduzione o peggioramento dei servizi, intervenendo nelle appropriate sedi legislative nazionali e/o regionali.
L’Assemblea Nazionale e la USB si impegnano ad avviare una modalità di lavoro condiviso per le strutture che operano nel privato - al fine di reinternalizzarle - o, quantomeno, per far applicare le medesime tipologie contrattuali dell'ente locale.
L’Assemblea Nazionale e la USB ritengono di primario interesse sostenere il ruolo e l'azione degli RLS nei Nidi e Scuole dell'Infanzia.
Il documento è approvato all’unanimità dalle 300 lavoratrici presenti.
Contributo del coordinamento precari USB Firenze all’assemblea nazionale del 11/02/2011
La politica della nostra amministrazione va sempre più verso l’esternalizzazione dei servizi e l’apertura di nidi aziendali,ma tutto questo avviene in modo silente o con propaganda distorta sulla parità della gestione pubblico – privato.
L’espletamento di un concorso pubblico e di una mobilità esterna non ha portato né alla copertura totale dei vuoti organici,né personale in più di supporto nei nidi dove ci sono bambini portatori di handicap ( a Firenze su 47 nidi 36 handicap),né a una migliore gestione della graduatoria per noi precari,anzi sono arrivati addirittura a sostituire gli educatori con esecutori.
I contratti a tempo determinato sono in questo momento solo a 45 giorni spalmati in 3 mesi di 20 o 30 ore cioè part-time con l’aggravante che spesso perdiamo il TFR perché non riusciamo a raggiungere i 15 giorni consecutivi (scusatemi se mi permetto,CORNUTI E MAZZIATI!).
Il bello o la beffa di tutta questa situazione è che noi espletiamo un concorso per titoli e per esami e se non superi l’unica prova scritta cioè quiz a risposta multipla sei fuori,da precaria a disoccupata in un attimo.
Da questo incontro mi aspetto che riesca a nascere un movimento a livello nazionale unito e determinato con percorsi che ci portino a raggiungere gli obiettivi anche se non tutti che oggi ci poniamo.
Gli obiettivi che propongo alla vostra attenzione e riflessione sono questi:
1) Massima informazione di cosa significhi struttura privata o esternalizzata sia per l’utenza che per i lavoratori.
2) Parità di lavoro,parità di salario.
3) La ripubblicizzazione graduale ma totale dei servizi.
4) Standard nazionale sul rapporto bambino/educatori,bambino/insegnanti.
5) Quadro di riferimento nazionale per la definizione dei contratti per il personale a tempo determinato.
6) Identificare degli spazi formativi anche per il personale a tempo determinato.
7) A tutela dei minori e a garanzia del servizio sarebbe opportuno chiedere un certificato di idoneità psico-fisico del personale.
Auspico al massimo collaborazione e appoggio dal personale di ruolo per far si che ci sia una riqualificazione dei servizi 0 - 6 anni a livello nazionale e che diventino il fiore all’occhiello della nostra nazione.
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13 febbraio 2010 - Terra
Welfare. Esternalizzazione e svilimento delle risorse stanno distruggendo il sistema scolastico. Un'ondata che investe tutto il Paese,
dalle metropoli Roma e Milano all'isola felice Emilia Romagna
La battaglia comune degli asili nido italiani
Nella Capitale, 197 strutture pubbliche e 224 private, dove le maestre hanno salari da fame e pochissimi diritti
di Enrico Campofreda
Nell'Italia che dismette i servizi pubblici, le maestre d'asilo e nidi d'infanzia alzano la voce. Dopo lo sciopero nazionale indetto dall'Usb, s'intende costruire un'unica vertenza generale sebbene le controparti siano le amministrazioni locali e le contrattazioni siano atomizzate in un'infinità di comuni. Gireranno quest'intenzione anche all'Anci perché da nord a sud le tematiche sono le stesse: contrastare l'abbandono della gestione diretta che introduce ogni genere di esternalizzazione a privati. Questo pensiero unico affratella da anni gli enti locali di qualsiasi colore politico. Dati dell'Istat dicono che gli asili nido pubblici resistono a Torino (54), Bologna (55), Firenze (38), mentre a Milano sono 105 a fronte di 128 dati in convenzione, a Roma il gap diventa anche maggiore: 197 pubblici, 224 privati. E considerare che, su 1.706.615 bambini da zero a due anni censiti nel 2009, il grado di copertura di servizio supera appena il 10 per cento con una spesa dello 0,15 del Pil. Gli asili nido pubblici sono affollati: 6.500 presenze a Milano contro 2.000 unità nelle strutture convenzionate, a Roma 13.600 infanti nelle aule pubbliche, 7.454 in quelle private. Tutto ciò comporta percentuali alte di bambini per maestra con carichi di lavoro maggiori e più stressanti negli asili pubblici. Però il personale che lavora presso privati o cooperative vive altre contraddizioni: salari più bassi (se un ente locale paga 100 un'ora di lavoro una coop scende a 77) e carenza di diritti, con casi di operatrici del privato anche all'ottavo mese di gravidanza, senza permesso di maternità. Insomma una bella giungla. Né si parla di integrare l'organico delle 2.562 lavoratrici di Roma e delle 1.500 di Milano. Le supplenze annuali diventano una rarità e cresce il numero di bambini per insegnante. Eppure, nonostante denunce e sospensioni da parte delle giunte Alemanno e Moratti, gli ultimi anni stanno forgiando delegate combattive. Francesca Acerbi è una di loro. 19 anni a fare questo mestiere e nel 2008 a capo della protesta di 3.000 fra stabilizzate e precarie. Contro di loro non solo Letizia Moratti, «ma pure la Cgil che avallava la minaccia di licenziamenti del sindaco - ricorda -. Da quelle settimane di agitazioni abbiamo ereditato provvedimenti disciplinari che hanno colpito 500 di noi, dalle trattenute economiche alle sospensioni. E il fronte, anziché indebolirsi, s'è rafforzato, trovando la solidarietà dei genitori, che hanno compreso che non lottavamo per orario e salario: come donne e madri ci interessa il bene comune dello stato sociale che i governi vogliono scipparci». La battaglia si scontra col massiccio utilizzo delle cooperative. Dichiara Giusi Marino: «Sono state introdotte in tutti i ruoli: nel lavoro ordinario, nel sostegno ai portatori di handicap, fra i commessi, nella ristorazione. C'è un diffuso utilizzo di contratti a termine sottopagati. Nel comune di Bologna, amministratori e organizzatori, controllori e controllati hanno la medesima identità. Poi c'è il continuo svilimento delle risorse. £anno scorso la regione Emilia-Romagna ha stanziato per ogni scuola d'ordine e grado 136 milioni di euro, ne sono stati spesi 66: nel biennio 2012-13 ne sono previsti 19. Se lo Stato decide di far pesare la crisi economica sugli enti locali, gli effetti diventano disastrosi per le famiglie a medio reddito, le sole che pagano sempre tutto contando su stipendi contenuti. Fino a dieci anni fa a Bologna il nostro unico bene era la qualità dei servizi, ora lo stiamo perdendo e la fascia dei nuovi poveri rischia di allargarsi a dismisura. Dobbiamo chiedere ai nostri amministratori come intenderanno affrontare quest'emergenza diffusa. Il discorso vale per ciascun comune, perciò occorrerà unificare in un quadro nazionale non solo la vertenza degli asili ma l'intero tema dei servizi sociali».
12 febbraio 2010 - Liberazione
Delegazioni da tutta italia all'assemblea Usb a Roma
Scuole materne, tagli e assalto privati
di Daniele Nalbone
Roma - Oltre trecento tra educatrici e maestre degli asili nido e delle scuole d'infanzia, ieri mattina, hanno riempito la sala della Protomoteca del Campidoglio per l'assemblea nazionale indetta dall'Unione sindacale di base in concomitanza con la giornata di sciopero proclamata dall'Usb del Comune di Roma. E se nella Capitale sono diverse le strutture che hanno dovuto chiudere per l'alta adesione allo sciopero, «il dato più significativo» - ci ha spiegato Paola Palmieri dell'Usb Pubblico Impiego alla fine dell'assemblea - «è che per dar vita a questo momento di partecipazione e confronto sulla drammatica situazione in cui versa il settore formativo da zero a sei anni sono arrivate delegazioni da tutta Italia. Un risultato che dà ancora più forza al percorso verso lo sciopero generale dei sindacati di base del prossimo 11 marzo». E proprio l'alta rappresentanza a livello nazionale, da Parma a Milano, da Genova a Firenze, da Bologna a Napoli, ha permesso di dar vita a un confronto tra le realtà locali in lotta «per un progetto di qualità» - ha ricordato Gianni Troiani (Usb Comune di Roma) nel suo intervento introduttivo - «sui servizi pubblici educativi dell'infanzia e bloccare così la privatizzazione del momento più importante per la formazione dei nostri figli». Hanno inquadrato la dimensione del problema i freddi numeri presentati in assemblea da Roberto Betti (Usb Comune di Roma) che parlano di un grado di copertura del servizio a livello nazionale del 10,32% (176.262 bambini iscritti tra 0 e 2 anni a fronte degli oltre 1milione e 700mila presenti) con una spesa di appena lo 0,15% del Pil (dati Istat) e di un rapporto educatrice-bambini sempre maggiore (dall'ideale 1 a 5 a picchi di 1 a 10). Risultato: l'intero settore sta subendo un progressivo smantellamento per il disinvestimento economico da parte delle amministrazioni comunali. A riguardo i numeri parlano chiaro: Messina è la città con investimento più basso, appena 188,40 euro per minore a fronte dei 4.303 di Trieste. A questa penuria finanziaria si aggiunge la crescente privatizzazione, «con pesanti conseguenze sia sulla qualità del servizio che sulle condizioni delle lavoratrici sempre più precarizzate, ricattabili, dequalificate». Dal racconto delle educatrici emerge una situazione sempre più insostenibile. «Nel caso di Bologna», ci ha raccontato Wilma Fabiani, «la situazione è a dir poco esplosiva: i tagli per il rientro del deficit comunale stanno determinando la chiusura di cinque istituti, il tutto a vantaggio dei privati». Per questo martedì 15 febbraio l'Usb di Bologna, mobilitando educatrici e genitori, darà vita a un presidio (ore 16) fuori dal nido di via Filopanti, uno di quelli in chiusura «per spiegare all'utenza le ripercussioni di una privatizzazione del servizio "0-6"». E se Bologna è diventata famosa per la "protesta dei passeggini", con oltre mille persone tra educatrici, collaboratori, genitori e bambini ad invadere di domenica il centro della città, Parma sta passando alla storia come «la prima città a maggioranza di gestione privata del settore educativo». Lo ha spiegato Laura Bergamini: «La società Parminfanzia che gestisce ben 3 scuole per l'infanzia, 7 nidi, 4 spazi bambini, il servizio di educatrice domiciliare e familiare, 10 centri gioco pomeridiani, è per il 51% della cooperativa Prog.ges.». Numeri, anche qui, che dimostrano come «i servizi per l'infanzia stanno seguendo unicamente la stella polare del profitto», come denuncia Caterina Fida, responsabile Usb del settore «che sta contagiando tante amministrazioni». Per questo un grande applauso, alla fine dell'assemblea, ha sancito l'adozione di un piano d'azione articolato su due elementi cardine: la predisposizione di un progetto di legge nazionale per includere gli asili nido nell'offerta formativa pubblica e un fitto calendario di mobilitazioni a sostegno delle singole vertenze.
11 febbraio 2010 - La Repubblica
La protesta Asili nido, oggi scioperano le maestre
Roma - Oggi le maestre degli asili nido comunali incroceranno le braccia. Il sindacato di base Usb ha infatti indetto per l´intera giornata di oggi uno sciopero e le insegnanti degli asili nido di tutta Italia si incontreranno nella Protomoteca del Campidoglio per chiedere non solo «l´aumento dei salari, ma anche per rivendicare - si legge in una nota del sindacato - la necessità di abbassare il numero di bambini per ogni addetto e arrivare ad una riqualificazione complessiva del settore». Inoltre, Usb punta il dito contro la giunta Alemanno e «la mancata assunzione, prevista nell´anno 2010, del personale precario attraverso l´utilizzo delle graduatorie permanenti».