DALLE LONTANE ORIGINI DEL PROVINCICIDIO AI LETALI EFFETTI DI OGGI
DALLE LONTANE ORIGINI DEL PROVINCICIDIO AI LETALI EFFETTI DI OGGI
Province e città metropolitane al centro del letale combinato disposto tra “riforme” e tagli che colpiscono gli enti locali
Nel caso degli Enti Locali, la ristrutturazione ha radici molto lontane.
La soppressione delle Province, insieme ad una ridefinizione dei compiti dei Comuni per introdurre “nuove norme sui controlli finanziari”, era già nelle menti della della loggia massonica P2 fondata da Licio Gelli. Il concetto è stato ribadito nel 2011 dalla stessa Unione Europea, quando Draghi e Trichet chiesero al Governo Berlusconi di cancellarle.
Il complesso di “riforme” che hanno colpito le province (e tutti gli enti locali) dalla fine degli anni ‘90 in poi comprendono le leggi Bassanini, la revisione del Titolo V della costituzione, la legge Delrio, le riforme Brunetta, Madia e, oggi, Zangrillo.
Questa involuzione ha accompagnato passo passo la trasformazione produttiva degli asset strategici dell’intera sfera pubblica, e gli enti locali sono stati sotto la lente degli appetiti privati per il territorio, il patrimonio immobiliare, gli stessi servizi e tutto quello che può rientrare nella catena del valore, compresi, ovviamente, gli stessi salari dei dipendenti pubblici.
Sul piano finanziario la ristrutturazione selvaggia si è manifestata con una pluridecennale politica dei tagli ai trasferimenti nelle casse degli enti locali ad opera di tutti governi, dal centrodestra al centrosinistra (sempre ovviamente “voluti dall’Europa”), nonché dei cosiddetti governi “tecnici” degli anni della Troika. Le misure più recenti sono rappresentate dai tagli previsti dalla legge di bilancio 2024, che interessano i trasferimenti a carico di Comuni, Province e Città Metropolitane per gli anni 2024-2028 e i vincoli alle prossime leggi di bilancio in applicazione del piano strutturale di bilancio.
Il combinato disposto di tagli e riforme ha infierito senza pietà su tutti gli enti locali, ma nell’istituzione delle province “riformate” dalla legge Delrio e nella nascita delle “Città Metropolitane” ha aggiunto un elemento di novità rispetto agli altri enti tutt’altro che secondario: l’abolizione tout court, non solo formale quindi, dell’elezione degli organi politici, definendo “di secondo livello” tali enti di “Area vasta”. Si è così dato seguito alla riforma Bassanini, finalizzata ad attribuire più poteri e funzioni alla dirigenza rispetto agli organi politici. L’obiettivo è anche una riduzione della possibilità dei cittadini a rapportarsi con l’ente pubblico. Tale difficoltà è aumentata dalla “digitalizzazione” dei procedimenti amministrativi e dal fatto che i più rilevanti processi decisionali si sono spostati nelle numerose “autorità” e “agenzie” proliferate ad hoc (es. ARERA): vere e proprie “scatole nere” per i governi a qualsiasi livello, per i cittadini e per i lavoratori stessi.
In questo contesto si è realizzato l’impoverimento delle vecchie Province nell’ambito del processo di istituzione degli enti di area vasta (“nuove” Province e Città Metropolitane), caratterizzato dalla perdita di funzioni, accompagnato dalla mobilità forzosa o volontaria verso altri enti locali (es. Regioni) e altre amministrazioni dello Stato.
Come l’USB ha avuto avuto modo di sottolineare più volte, anche con una forte azione sindacale, i bassi salari, la scarsa attrattività e l’esodo dei lavoratori in cerca di retribuzioni più adeguate riguarda il complesso degli Enti Locali.
Che il gap salariale rispetto alle altre pubbliche amministrazioni è una delle cause principali della crisi del settore sono ormai consapevoli anche i rappresentanti di UPI e ANCI, che hanno recentemente chiesto al ministro Zangrillo di ricercare una possibile soluzione.
Tuttavia ci si può aspettare che l’attrattività venga proposta a livello istituzionale con altre “soluzioni aziendali” non legate al salario, ovviamente accompagnate dalle ormai note narrazioni: forme di lavoro flessibili, “nuovi” modelli organizzativi, merito e, dulcis in fundo, welfare aziendale.
La proposta dell’USB, è quella di chiedere al governo uno stanziamento strutturale di risorse economiche specifiche per gli Enti Locali. Solo così sarà possibile garantire una vera perequazione salariale, accelerare le progressioni economiche e valorizzare il salario accessorio. E solo così si garantiranno pensioni dignitose.
Nel caso di Province e Città metropolitane l’USB chiede anche una profonda revisione della legge Delrio, che restituisca dignità agli enti di area vasta e ai lavoratori, e che riguardi anche il piano della rappresentanza politica, che deve ritornare ad essere di primo livello, perché la democrazia non si abolisce per legge.
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USB Pubblico Impiego Funzioni Locali