Enti locali: precarietà e salari bassi sono il problema, non la soluzione
È di ieri la notizia, preannunciata da molti addetti ai lavori e dalla nostra organizzazione sindacale, che le assunzioni per il rafforzamento della PA per l’attuazione del Pnrr si stanno rilevando un insuccesso, addirittura con il segno negativo davanti al dato dello 0,12% di personale tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022.
A nulla sembra essere servito un emendamento del governo Conte 2, finalizzato a snellire le assunzioni nei Comuni: a fronte di 15.000 dipendenti previsti, sono stati inseriti soltanto 2.492 tecnici.
Se si allarga la lente all’intero settore pubblico si registra, secondo i dati del Conto annuale della Ragioneria dello Stato, un calo dello 0,1% (meno di 5.000 unità) rispetto al 2020. Per le Funzioni locali si registra un calo del 15,7%.
Le ragioni di questo andamento, anche a fronte di molteplici concorsi banditi negli ultimi anni, sono diverse.
Risulta evidente ormai che la carenza storica di personale, colpito da decenni di blocco del turn over e di tagli relativi alla spending review, potrà essere riempito solo attraverso un massiccio piano di assunzioni nella PA, da affiancare alla stabilizzazione del personale precario ed all’opportunità per gli Enti Locali di sganciarsi dalle regole dei pareggi di bilancio e di avere un aiuto finanziario da parte del bilancio statale.
Una carenza che molto spesso, soprattutto al Sud, inficia la stessa possibilità per le amministrazioni di immettere nuovo personale, come sta accadendo per il bando relativo al potenziamento dei Centri per l’impiego della Regione Sicilia dove, a fronte del concorso espletato e degli idonei selezionati, i lavoratori assunti sono ancora pari a zero.
A ciò si aggiunge anche la poca appetibilità per il personale qualificato di accedere agli Enti Locali, dove la scarsa prospettiva di carriera, i salari più bassi del settore pubblico e l’offerta del posto a tempo determinato (fino al 2026 per i bandi del Pnrr), non reggono il paragone né con il lavoro nel privato, né con altri settori della stessa PA.
Tutto questo mette a rischio i fondi destinati dal piano europeo agli enti territoriali, in particolare la seconda fase del piano, quella dei bandi e delle aggiudicazioni per la realizzazione dei progetti, dato che negli uffici comunali manca personale qualificato per queste funzioni.
Un allarme che mette in guardia lavoratori e cittadini, quest’ultimi sempre più colpiti dalla mancanza di servizi da parte della PA, ma non il Governo, che, in merito all’attuazione del piano, individua come mera soluzione un accentramento dei poteri nelle mani della Presidenza del Consiglio rispetto a quella del precedente governo, già criticato da parte di USB in occasione del tavolo sulle politiche di coesione nazionale e sui temi relativi alla governance del Pnrr dello scorso 2 marzo, convocato dal ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto.
USB continuerà a monitorare questa condizione ed informerà costantemente le lavoratrici e i lavoratori riservandosi di mettere in atto tutte le necessarie ed opportune iniziative di difesa e tutela sindacale collettiva, insieme alla continua battaglia che dà sempre ci caratterizza per assunzioni stabili nella PA e l’aumento dei salari.
Unione Sindacale di Base - Pubblico Impiego - Funzioni Locali
Roma 23-3-2023