Genova. 17 Marzo 2011: una festa di regime pagata dai lavoratori
In allegato il volantino
Con la comunicazione prot. 77818 del 9.3.2011 la Civica Amministrazione ha comunicato a tutti i dipendenti che, per ottemperare a quanto stabilito col D.L. n. 5 del 22.2.2011, il 17 marzo "saremo tutti in festa" d'ufficio.
Questo nazionalismo obbligatorio è frutto di una martellante campagna nella quale tutti i media, da qualche anno, fanno a gara nel rilanciare patriottismo e tricolore, glorificando le imprese di guerra italiane all'estero, oggi in Afghanistan come ieri in Iraq, in Somalia o nei Balcani. Sono tragici scenari di guerra, che la propaganda ufficiale dipinge invece come "imprese umanitarie", in cui "i nostri soldati" costruiscono ponti, scuole, pozzi e aiutano la popolazione che, a quanto pare, non capisce tutto il bene che essi fanno...
La retorica, ovviamente, non poteva farsi sfuggire il 150° anniversario dell'unità d'Italia. Nasce così questa Festa che, nella sua applicazione, è in effetti pienamente nazionale cioè "all'italiana". Infatti, per tacitare i mugugni reazionari della Lega e assestare contemporaneamente l'ennesimo calcio negli stinchi ai lavoratori, il decreto stabilisce che il 17 marzo i lavoratori se lo finanzieranno con uno dei loro 4 giorni di PCF!
Noi pensiamo che sia un'interpretazione illegittima, che sottrae la disponibilità di un giorno di riposo ai singoli lavoratori, tanto più grave in quei settori (ad esempio la scuola) in cui i PCF sono gli unici giorni che i dipendenti possono utilizzare liberamente: per questo cercheremo di contrastare tale decisione vagliando tutte le possibilità, anche legali, di opporci a questo sopruso.
Nel frattempo, chiediamo: non è forse questa una "prova di dittatura", cioè di mobilitazione politica dei lavoratori con gli strumenti del potere statale? Ci forniranno magari le bandierine da sventolare in piazza e veglieranno sull'entusiasmo che dimostreremo verso "la nostra Patria"? Anzi, al riguardo si potrebbe stabilire un apposito item nelle schede di valutazione: poco entusiasmo nazionale, niente produttività... Chissà che, pian piano, non si arrivi alla riedizione dei "sabati fascisti" (ovviamente senza possibilità di recupero...).