Lazio. MA I "MANDARINI" QUANDO CADONO?

In allegato il volantino

Roma -

E’ passato l’inverno e i succosi frutti sono stati raccolti dai  loro coltivatori!
Purtroppo alla Regione Lazio, invece, resistono ancora “mandarini”, attaccati all’albero, che continuano a succhiare la linfa dei cittadini e dei dipendenti.

 

Fuor di metafora ricordiamo che i mandarini erano i burocrati dell’impero cinese.
ORA BASTA!!!

 


Ci riferiamo specialmente al Direttore del Personale Giuseppe Nino Menna, che fino ad oggi ha utilizzato la nostra Regione per gestire con criteri improvvidi e personalistici, da noi sempre denunciati, la Direzione a lui affidata. In particolare:


1)-    non ha ancora predisposto l’adeguamento del valore del buono pasto previsto in bilancio per tutti i dipendenti regionali, mentre si è affrettato ad attuare la vergognosa suddivisione del fondo per il salario accessorio che ha già rimpinguato le tasche dei capi segreteria (politiche e non), a scapito della maggioranza delle fasce retributive più basse A, B e C, alle quali per giunta ha ridotto drasticamente gli straordinari e le altre indennità impoverendo significativamente le loro busta paga già modeste;


2)-    non ha ancora dato seguito allo scorrimento orizzontale già concordato a far data dall’1/10/2008 ed all’aumento del salario accessorio concordato il 17/12/2008;


3)-    ha presentato, al tavolo della trattativa, una bozza di contratto decentrato contenente norme totalmente in contrasto con il CCNL, che prevedono tra l’alto vergognosi privilegi retributivi che sforano i tetti economici imposti dal CCNL stesso (di cui verrà informata la Corte dei Conti), con l’avallo dei sindacati firmatari dello stesso CCNL, eludendo per altro il vincolo del direttivo RSU;


4)-    in accordo con gli altri sindacati, si è letteralmente inventato una norma contrattuale inesistente per vessare i nuovi assunti di categoria D!


5)-    ha predisposto con incredibile solerzia l’applicazione immediata della “legge Brunetta” dandone le interpretazioni più restrittive e di dubbia legittimità: come la decurtazione delle giornate di sciopero dall’indennità di risultato, oppure la limitazione arbitraria delle ore di riposo compensativo, “dimenticando” l’istituto contrattuale della banca ore;


6)-    ha gestito maldestramente i concorsi interni, regolati da criteri iniqui, con continui rinvii e lungaggini esasperanti, con appalti a società di dubbia competenza, con finti controlli a campione sulle autocertificazioni dei concorrenti dall’esito ancora ignoto;


7)-    ha modificato i dati della rappresentatività delle OO.SS. Aziendali, privilegiando alcune OO.SS. nella determinazione del monte ore di permessi sindacali ed escludendo arbitrariamente dagli elenchi le RdB. Questo direttore continua, per giunta, a sostenere nei confronti del nostro sindacato un ostinato atteggiamento di emarginazione, con il vergognoso avallo delle altre OO.SS., negandoci ogni diritto di assemblea e ignorando che rappresentiamo una parte rilevante di lavoratori essendo il secondo sindacato per numero di iscritti in questa Regione.  Con il suo atteggiamento di sufficienza, continua a ignorarci in accordo con gli altri sindacati (forse in cambio di quegli stessi percorsi privilegiati verso la dirigenza da noi denunciati?) consapevole di quanto RdB sia l’unico soggetto sindacale portatore dei reali interessi dei Lavoratori e delle Lavoratrici della Regione Lazio.


8)-    ha favorito la “sanatoria” sulla perequazione mentre si è guardato bene dal sanare le conseguenti situazioni di palese ingiustizia esistenti nella gestione del personale, le cui possibili soluzioni sono state da noi ripetutamente rappresentate e sistematicamente rifiutate.

 

 


E’ evidente che il dibattito avvenuto in Consiglio sulla “sperequativa legge salva perequati” è stato il frutto di un accordo politico fortemente voluto dall’opposizione, artefice iniziale dell’inghippo. Indicative sono state, infatti, le assenze in aula di interi gruppi della maggioranza (PdCI, IdV, Lista Civica per il Lazio), mentre RC ha partecipato solo al voto, opponendosi per non far passare la legge all’unanimità.


Scrivere male le leggi è “un’arte” che protrae i contenziosi all’infinito: così come si prospetta in questa vicenda.


Se è vero che una parte della Giunta ha operato per limitare i devastanti effetti della legge salva perequati, è altrettanto vero che un’altra parte avrebbe voluto estenderne i privilegi ad altri soggetti.


Ma chi ha scritto questa legge di dubbia costituzionalità? Chi dovrà garantirne lo scrupoloso rispetto?


Probabilmente la politica ha messo in conto di pagare un prezzo – in termini di non consenso – ma non si comprende perché continui a sostenere sulla poltrona questi solerti “mandarini”.


Tanto più che nel caso della nomina del direttore del personale, esiste una sentenza del Tribunale del Lavoro di Roma in data  23/10/2008, che ne dichiara l’illegittimità.

A questo punto, crediamo che la logica conseguenza cui dovrebbe giungere il Dr.Giuseppe Nino Menna sia solo quella di rassegnare le dimissioni.



Allo stesso tempo siamo in attesa di risposte chiare
e chiediamo al Presidente Marrazzo un incontro chiarificatore da cui far scaturire un tempestivo intervento per rimediare – almeno in parte – alle più rovinose gestioni nella politica del personale