Lettera al Presidente della Repubblica.Oggetto – La stabilizzazione dei Lavoratori Socialmente Utili

Napoli -

Unione Sindacale di Base

Federazione Regionale Campania

 

 

 

Prot. N. 1098/2021

 

Eccll.mo Presidente della Repubblica

Sergio Mattarella

protocollo.centrale@pec.quirinale.it

 

Eccll.mo Presidente del Consiglio dei Ministri

Mario Draghi

presidente@pec.governo.it

 

p.c. Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri

Dipartimento della Funzione Pubblica

protocollo_dfp@mailbox.governo.it

 

Al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

segreteriaministro@pec.lavoro.gov.it

 

Alle Amministrazioni Utilizzatrici di LSU – LORO SEDI

 

Oggetto – La stabilizzazione dei Lavoratori Socialmente Utili -. - Richiesta di intervento e di Audizione dei delegati Sindacali USB.

 

Eccll.mi Presidenti,

con la presente ci rivolgiamo alle Vostre autorità, in qualità di alte cariche dello Stato, per rappresentarVi, in nome e per conto della categoria di Lavoratori Socialmente Utili - in acronimo LSU - le nostre preoccupazioni e le nostre perplessità, tenendo conto che, dopo ben oltre un quarto di secolo - 25 anni - di lavoro NON lavoro, per questa categoria di Lavoratori utilizzati nella Pubblica Amministrazione, ancora ad oggi NON si intravede quello sbocco lavorativo concreto e dignitoso, peraltro sistematicamente rivendicato dai Lavoratori e da questa O.S., che potesse permettere loro di passare dalle condizioni di estrema precarietà a quelle di Lavoratore contrattualizzato. Questa ultima condizione, peraltro, rappresenterebbe, o meglio avrebbe dovuto rappresentare, la fine di un’ epoca di incertezza e di negazione dei diritti per questa categoria di Lavoratori. Purtroppo, da troppo tempo riteniamo di ricondurli nel contesto dei Lavoratori NON Lavoratori, seppur espletino, ad ogni effetto, attività lavorative presso le Pubbliche Amministrazioni, dove sono collocati ed utilizzati da oltre 25 anni

 

In maniera più incisiva, vogliamo rimarcare il perché riconduciamo la categoria degli LSU nel contesto di quelli che NON vengono considerati LAVORATORI: perché questi Lavoratori, che da oltre 25 anni stanno assolvendo alle proprie attività lavorative presso le Pubbliche Amministrazioni, erogando servizi alla collettività, utilizzati finanche per erogare servizi essenziali

 

per le P.A., nonché per sopperire ai vuoti d’organico determinatesi per effetto del blocco del tour-over contestualizzatesi nelle stesse P.A. in questo ultimo ventennio, non hanno avuto alcun tipo di contrattualizzazione con le stesse P.A, non hanno avuto alcun onere contributivo versato ai fini pensionistici, ritrovandosi così senza la possibilità di potersi vedere riconosciuta una pensione dignitosa - chi ci va e chi è andato non la percepisce con più di 400 euro mensili, dopo una vita professionale caratterizzata dalle forme di precarietà più estreme ma che, nonostante tutto, ha contribuito, con le proprie prestazioni a costo ZERO, a rendere efficienti le stesse P.A. per quanto concerne i servizi resi alle collettività.

 

Difatti queste stesse Amministrazioni PUBBLICHE, così come pure lo Stato, NON si sono mai interrogate al fine di mettere in atto le azioni concrete per poter risolvere queste precarie condizioni di lavoro; la categoria degli LSU è, di fatto, priva di qualsivoglia forma contrattuale, senza diritto alle malattie, senza aver avuto alcun rapporto di subordinazione con le stessa P.A., etcc..

 

In questi lunghissimi 25 anni, i Lavoratori non hanno avuto alcuna opportunità nel poter rivendicare i contenuti afferiti dalle norme contrattuali e legislative - che determinano e regolano i rapporti nel Pubblico Impiego - , né tantomeno hanno avuto diritto al versamento dei contributi utili per la pensione, e così via; insomma una vita lavorativa vissuta in un contesto di lavoro che possiamo associarlo al lavoro nero, per di più legalizzato dallo Stato. In ciò, ed a tutti gli effetti, le condizioni di estrema precarietà hanno determinato, peraltro, maggiori atteggiamenti di negazione di diritti ed il proliferare anche di forme ricattatorie esercitate, nei loro confronti, dagli Enti Pubblici e da chi avrebbe dovuto mettere in atto azioni finalizzate al superamento di questo stato di estrema precarietà.

 

Difatti, i Lavoratori – LSU - per oltre un quarto di secolo, sono stati Utilizzati, per la maggior parte, presso gli Enti Locali secondo il sistema dei progetti LSU, a fronte di prestazioni lavorative espletate di 20 ore settimanali, percependo un Assegno denominato ASU, erogato dall’INPS e consistente in un corrispettivo economico di circa 550 euro.

 

Partendo dalle considerazioni qui sinteticamente espresse, e grazie alle lotte, alle manifestazioni perseguite in questi lunghissimi anni – oltre 25 – rivendicando diritti e dignità, contro lo sfruttamento e la precarietà, è arrivata la tanto agognata “STABILITA’ “… purtroppo non quella ricercata, rivendicata e auspicata, bensì una stabilità che NON consente di mettere la parola fine alla precarietà.

 

Orbene le lotte praticate in questi anni hanno fatto si che il Governo, con la Legge di Bilancio 2020 - tenendo conto di prospettive avanzate da alcune forze politiche che si erano interessate della platea dei LSU- abbia previsto, attraverso i suoi articolati, procedure attuative e incentivi economici, che potevano, in qualche maniera, dare le risposte alle giuste e sacrosante aspettative di stabilità dei LSU, anche in conseguenza delle innumerevoli azioni di protesta conclamatesi con scioperi, presidi, manifestazioni praticate ad ogni livello.

 

In realtà, dall’auspicato processo di stabilizzazione dei LSU, che avrebbe potuto e dovuto mettere fine a tutto quanto or detto, i lavoratori si sono invece ritrovati in una situazione molto più delicata e complessa di quella auspicata tanto che, ad inizio di questo processo di stabilizzazione, avviato a fine del 2020 e tutt’ora in itinere, hanno dovuto, purtroppo e loro malgrado, registrare difformità operative ed interpretative della normativa legislativa emanata e nell’attivazione delle procedure e delle previsioni contenute nella Legge di Bilancio 2020 - l’Art. 1, commi 495, 496 e 497 – le quali, peraltro ed oltretutto, sono state meglio definite da Circolari emanate dai Ministeri competenti – DPF e MLPS – in ordine delle quali venivano meglio circostanziate le procedure operative da adottare fornendo, al contempo, alle Amministrazioni Pubbliche utilizzatrici di LSU, le opportune, necessarie ed omogenee indicazioni, in cui procedere alla stabilizzazione, con contratti a TEMPO INDETERMINATO anche parziale, dei propri LSU.

 

Al riguardo, va rimarcato - e noi diciamo purtroppo - , che le Amministrazioni PUBBLICHE (utilizzatrici di LSU per un quarto di secolo), anziché fare fronte comune per risolvere le questioni che per anni ne aveva caratterizzato la categoria, - attese, anche, le norme vigenti che NON permettevano alle stesse P.A. di poter programmare prospettive occupazionali future, essendo esse stesse soggette ai vincoli imposti dalle leggi dello stato - , con i contenuti previsti dalla LEGGE 27 dicembre 2019, n. 160 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022. (GU Serie Generale n.304 del 30-12-2019 - Suppl. Ordinario n. 45), non hanno sfruttato le opportunità loro fornite e definite all’Art. 1, commi, 495 – 496 e 497, laddove il Governo interveniva definendo le varie possibilità secondo cui, poi, adottare i provvedimenti, tenendo conto, conseguentemente, delle deroghe definite ai vincoli assunzionali, ai vincoli di bilancio e di superamento delle dotazioni d’organico - come imposte dalle leggi - , oltre ad aver definito incentivi statali storicizzati, le cui prospettive - secondo le nostre valutazioni che ne avevano costituivano gli elementi centrali di rivendicazioni - erano proprio quelle di mettere fine allo sfruttamento e alla precarietà.

 

Purtroppo così non è stato, tanto che si sono dovute registrare disomogeneità, da parte delle Pubbliche Amministrazioni, nella pratica attuazione delle procedure di stabilizzazione, delineate e definite dalla legge….

 

Difatti pochissimi sono stati gli Enti Locali che hanno provveduto alla contrattualizzazione a tempo pieno, mentre pochissimi altri hanno provveduto alla contrattualizzazione dei propri LSU con rapporto di lavoro part-time al 50%, mente la rimanente platea di Amministrazioni pubbliche - oltre l’80% - hanno adottato la contrattualizzazione con rapporti di lavoro con percentuali di part-time risibili 30/35% - 10/11 ore settimanali - con conseguenti stipendi mensili che sono di poco più di 400 Euro e che, peraltro, non contemplano del pieno utilizzo dell’incentivo statale, ripartito alle Regioni – Basilicata, Calabria, Campania e Puglia – con apposito Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri divulgato in data 28/12/2020 e finalizzato per la contrattualizzazione dei lavoratori LSU.

 

Inoltre, la maggior parte di Enti Pubblici – Comuni- che hanno stabilizzato gli LSU, hanno ritenuto di utilizzare esclusivamente l’incentivo statale – STORICIZZATO – per la contrattualizzazione: la conseguenza, come detto, è stato un contratto 10/11 ore settimanali.

 

Gli stessi Enti non sono intervenuti per dare un contributo economico aggiuntivo alla stabilizzazione dei propri LSU, il che poteva determinarsi con un contratto più o meno dignitoso. Nessun occhio di riguardo verso questi stessi lavoratori i quali, come detto, per anni sono stati utilizzati nei processi produttivi e lavorativi nei stessi degli Enti Pubblici, con il paradosso, poi, che i lavoratori neoassunti percepiscono retribuzioni stipendiali di circa 400 Euro mensili, quindi entità economiche irrisorie, che non permettono di poter “sbarcare il lunario”, se consideriamo poi, che questi stessi stipendi risultano essere inferiori a entità economiche percepite con l’assegno ASU dall’INPS –di circa 550 euro – in ragione del lavoro espletato con casistica “c.d. a progetto in regime ed in costanza di LSU…

 

Molti altri LSU, addirittura, per irresponsabilità amministrative adottate delle Pubbliche Amministrazioni – COMUNI - sono rimasti fuori da ogni prospettiva di stabilizzazione, poiché gli Enti Locali, Utilizzatori dei propri LSU, NON hanno inteso aderire alle manifestazioni di interesse e chiedere di essere ammessi al riparto della somme statali – Storicizzate - secondo quanto definito con il predetto DPCM emanato in attuazione delle legge di bilancio 2020.

 

In aggiunta a tutto ciò, va anche evidenziato che molti Enti, tra cui la stessa Regione Campania che ha in organico oltre 700 LSU con progetto a suo carico, seppur aveva avviato i percorsi di selezione afferiti alla stabilizzazione dei LSU, ad oggi non ha inteso dare corso alle conseguenti procedure di stabilizzazione, appalesandosi una evidente negazione del diritto per i lavoratori rimasti nell’incertezza rispetto alle prospettive lavorative, nonostante siano tutt’ora vigenti le procedure in forza delle proroghe predisposte dal Governo, cioè quelle per il superamento dei vincoli assunzionali nel P.I., oltre che poter usufruire del più volte richiamato incentivo statale storicizzato – consistente nella misura economica pari ad Euro 9.296,22 annui per ogni Lavoratore assunto con rapporto di Lavoro a tempo indeterminato, anche part-time…

 

Quello che più ci è risultato sconcertate è la posizione assunta dalla Regione Campania la quale, nonostante eserciti anche azione di Governo sul territorio, attuando programmazioni in tema di sviluppo occupazionale rivolto alla platea di cittadini e lavoratori meno abbienti - cioè quei lavoratori che necessitano di intervento Politico/ Amministrativo per far fronte nel porre freno, e/o debellare, il proliferare di situazioni di lavoro disagiato e precario in ordine dei quali, poi, si manifestano le più efferate forme di sfruttamento - , non ha inteso attivare appieno quanto di sua competenza lasciando una parte consistente di LSU in un limbo di ulteriori incertezze che ad oggi, come Organizzazione Sindacale siamo chiamati a rivendicare in maniera incisiva ed attraverso il nostro ruolo sindacale a tutela dei diritti e dignità dei Lavoratori finora calpestati.

 

In ottemperanza a quanto detto, va rimarcato anche il contesto storico che NOI tutti stiamo vivendo, periodo delicatissimo dovuto agli effetti pandemici da coronavirus – COVID1-: le prospettive per questa categoria di Lavoratori, così come per tutti quelli che si ritrovano nel contesto di precarietà, assumono i connotati di estrema gravità e di ulteriore disagio di prospettive occupazionali certe e concrete, peraltro perpetrate nell’alveo della Pubblica Amministrazione.

 

Diviene oltremodo concreto e chiaro che la USB non ha tollerato e non può più tollerare nessuna di questa scelte, men che meno quella della Regione Campania che sta tentando di accampare l’idea dell’instaurazione di un ruolo speciale ad esaurimento, a totale carico dello Stato, in cui far confluire i propri LSU, cioè quelli a titolarità regionale, la qual cosa, a nostro avviso, risulta del tutta avulsa dal contesto normativo qui più volte richiamato, anche perché non si capirebbero i motivi peri i quali si dovrebbero continuare ad utilizzare i lavoratori LSU contrattualizzati in un ruolo speciale Ministeriale ed impiegarli, poi, per erogare servizi alla collettività di competenza degli Enti Locali, tra cui la stessa Regione Campania.

 

In tutta questa disamina di questioni vanno, altresì, rimarcate altre due importanti questioni:

 

1 - le spese per Oneri riflessi dovrebbero essere contestualizzate a carico degli Enti che hanno proceduto alla stabilizzazione;

 

2 - rendere utilizzabili le risorse incentivanti alla stabilizzazione dei LSU - già ripartite con Decreto Direttoriale del Ministero del Lavoro n. 234 del 07/08/2018, alle regioni del SUD che utilizzano gli LSU, e che per la sola Regione Campania ammontano ad Euro 140.112.627,84, le quali avevano il carattere e le finalità esclusive di incentivare le assunzioni di LSU e che, ad oggi, non si è ben capito dove risultano essere allocate…

 

Per tutto qua espressamente riportato e tenuto conto delle innumerevoli richieste di incontro avanzate per poter affrontare e definire nei suoi dettagli le possibili opportunità fornite alla categoria di LSU dopo oltre 25 anni di precarietà, le quali però hanno sortito poco effetto, con la presente si intendono sottoporre alle Vostre attenzioni, nella qualità delle più alte carico dello Stato, le questioni discriminatorie che continuano ad essere caratterizzate nella gestione dei lavoratori LSU chiedendo, al contempo, vostre AUDZIONI per meglio renderVi edotti di tutta la questione, atteso che l’intera platea di exLSU ed LSU con cui ci pregiamo di interagire consta, nella sola Regione Campania, di circa 4 mila lavoratori LSU.

 

Auspicando, pertanto, un vostro intervento risolutivo al fine di poter mettere la parola fine a tutte quelle forme di precarietà, sfruttamento, disuguaglianze, continue negazioni di diritti e di riconoscimenti, che da troppo tempo ormai ledono la dignità professionale e umana della categoria dei lavoratori LSU, restiamo in attesa di riscontro.

 

Napoli, 07/08/20