Lettera aperta ai Sindaci d'Europa per guardare oltre il giardino
Lettera aperta allegata in PDF
Il primo ottobre siete a Roma invitati dal nostro sindaco per parlare di politiche vincenti e di rilancio della coesione territoriale. Siete a Roma per discutere l’Agenda urbana.
Ci scusiamo se ad accogliervi c’è uno sciopero di 24 ore del trasporto locale sia pubblico che privato, ma è bene che sappiate che il sistema della mobilità a Roma è completamente al collasso. Siamo la più grande città europea per estensione ma anche quella dove l’immensa periferia è intrappolata in poche strade congestionate dal traffico. Le linee di autobus vengono tagliate sistematicamente, la metropolitana arriva solo in poche zone, l’anello ferroviario non è stato mai completato ed ora vogliono introdurre una nuova tassa per chi entra nella città consolidata.
Quella dove siete è solo la Roma di serie A, l’altra non ve la faranno mai vedere.
Il piano della mobilità di Roma prevede più ore di lavoro per gli autisti, già ora sottoposti a turni di straordinario obbligatorio, meno salario, taglio di tutti i servizi in appalto (manutenzione, pulizie, ecc.) e aumento del ticket per chi viaggia.
E’ la stessa logica che si sta utilizzando in tutte le aziende partecipate del comune di Roma. Si tagliano i servizi, si aumentano i carichi di lavoro, si riducono i salari, si fa crescere il ricorso al precariato e soprattutto peggiora la qualità dei servizi. Negli ospedali è ormai emergenza continua e si continua a tagliare il personale; nelle tante scuole e nidi fatiscenti (a Tor Bella Monaca i bambini convivono con i topi) aumenta la precarietà, peggiora la qualità dei servizi e le nuove strutture non vengono aperte per non affrontare i costi di gestione. Forse vi chiederete il perché della tanta immondizia accumulata per strada. Oppure vi domanderete perché ci sono così tanti edifici vuoti e abbandonati.
L’Agenda del Sindaco Marino è quella della riduzione sistematica di tutti i servizi pubblici, dall’assistenza alla cura del verde, dalla pulizia delle strade alla loro illuminazione fino ai servizi per l’infanzia. Non è una Agenda che ha scritto lui, il governo attualmente in carica gli ha imposto un taglio drastico a tutte le spese, ma lui si è messo diligentemente al servizio di questo piano. Le casse del Comune sono vuote e l’unica soluzione per affrontare i grandi problemi della città è quella di venderla, di metterla a disposizione di rapaci investitori finanziari pronti a trasformare il territorio in occasione di rapina. Non c’è alcuna idea di rigenerazione urbana ma solo la corsa a cercare in giro per le borse e le banche del mondo chi vuole comprare la nostra città. L’aeroporto è in crisi da tempo eppure c’è il piano del suo raddoppio per speculare sulla rendita dei terreni e delle commesse pubbliche. Sullo sviluppo dello sport nei quartieri non si mette un euro ma intanto si progetta un nuovo faraonico stadio in cambio di una stazione della metropolitana.
Siamo una delle città più care d’ Europa quanto ad affitti e costo delle case, mentre il numero di alloggi popolari è assolutamente ridicolo. Ma il piano casa prevede solo sgomberi, sfratti e vendita del patrimonio pubblico. L’assenza di idee è desolante, l’arroganza fa arrabbiare.
Una pianificazione sistematica realizzata abbattendo le retribuzioni del personale comunale, facendo diventare il servizio pubblico un mercato per il privato con la scusa che non si può assumere.
L’altra Agenda Urbana
Stiamo costruendo un’altra agenda della città basata su poche idee, molto semplici, che abbiamo tratto dall’esperienza di questi anni:
- Riuso del patrimonio immobiliare vuoto e inutilizzato, per realizzare alloggi popolari e spazi sociali e culturali di aggregazione, soprattutto in periferia.
- Collegare la periferia alla città attraverso un piano della mobilità che metta in rete i quartieri, sviluppi la mobilità su ferro, riduca l’inquinamento.
- Sviluppo dei servizi pubblici a partire dai servizi di cura delle persone (sanitari, sociali, educativi e scolastici), anche attraverso la reinternalizzazione di molte attività che in questi anni sono state date in appalto o in convenzione, con peggioramento del servizio e delle condizioni di lavoro.
- Rilancio dell’occupazione nei settori appena menzionati e nella cura del territorio, del verde, del patrimonio artistico e archeologico della città.
Ma niente di tutto questo è realizzabile senza una scelta chiara e definitiva di contrasto ai poteri che hanno sempre governato la città e di rottura con le logiche di rapina finanziaria del patrimonio di Roma. Senza il ritorno all’uso dell’esproprio per salvaguardare l’interesse comune e l’arma della tassazione delle rendite per garantire lo stop al furto continuo di risorse che la città subisce, non è possibile immaginare nessuna rigenerazione urbana. Se la logica continuerà ad essere quella di attirare capitali dall’estero con l’organizzazione di grandi eventi, quindi la logica della città vetrina completamente venduta agli affari, per chi vive la città non potranno che rimanere le briciole degradanti di quello che avanza. Questa è purtroppo l’agenda dell’attuale sindaco.
Per un’altra agenda serve un’altra cultura politica che faccia tesoro delle risorse europee e incentivi ad una forte alleanza sociale tra lavoratori, abitanti e mondo della cultura, non escludendoci dai tavoli del partenariato.
I lavoratori stanno subendo un attacco durissimo alle condizioni di lavoro, che si vuole soltanto precario. Gli viene negato finanche il diritto di denunciare i disservizi che si ripetono quotidianamente, come nel caso di Ilario Ilari e Valentino Tomasone, due autisti rei di essere stati intervistati dalla televisione pubblica, che stanno rischiando il licenziamento. Gli attivisti che si battono da anni per la i diritti sociali più elementari, come quello alla casa, vengono arrestati con argomenti giuridici illegittimi per uno stato di diritto. Il mondo della cultura, infine, ha recentemente subito due schiaffi fortissimi con lo sgombero prima del Teatro Valle e poi del Cinema America. Anche l’aria che respiriamo a Roma pertanto si è fatta più cupa.
Sindaci d’Europa, l’invito che vi rivolgiamo è a guardare oltre la zona rossa che vi hanno costruito attorno per impedire che noi, la città insorgente, ci si potesse avvicinare, ma anche che voi poteste vedere al di là del Campidoglio.
C’è un’altra città, quella vera, che reclama da tempo una Agenda che parta dai problemi dei cittadini e che ancora aspetta di essere considerata.