Lettera aperta al Prefetto di Roma Franco Gabrielli

In allegato la lettera aperta

Roma -

Signor Prefetto,

abbiamo appreso dalla stampa del suo incontro con il Procuratore Capo della Repubblica di Roma e del conseguente invio della sua relazione al Ministro dell’Interno, relativamente alle ventilate ipotesi di scioglimento dell’Assemblea Capitolina a causa delle infiltrazioni della criminalità, venute alla luce con le inchieste note come “Mafia Capitale”.


Dai resoconti stampa, traspare la volontà di addivenire non già a uno scioglimento dell’intero consiglio, ma a un più morbido intervento che individui “chirurgicamente” i centri o le singole personalità più dedite al malaffare, specialmente tra i dirigenti dell’ente.


Il suo senso dello Stato è assolutamente apprezzabile in questo senso, ma gradiremmo comunque renderla partecipe del fatto che non corrisponde affatto al sentire comune: né della cittadinanza, né dei lavoratori dell’ente.


In primo luogo – sebbene USB ritenga i dirigenti di Roma Capitale responsabili di molte cattive gestioni – non pensiamo che possano essere considerati colpevoli ancor prima che si compia l’iter della giustizia.  Pensiamo, questo sì, che - laddove siano evidenti forti indizi a loro carico - legittimati dal percorso giudiziario, debbano essere sospesi dagli incarichi così come accaduto in molte situazioni analoghe.


Ma quello che temiamo soprattutto deriva dall’atteggiamento assolutorio nei confronti della classe politica di questa città, come risulterebbe dalle notizie riportate sempre in riferimento al suo incontro con il magistrato Pignatone e confermato dalle indiscrezioni circa la sua relazione.


Sappia, signor Prefetto, che i lavoratori dell’ente stanno pagando un prezzo pesante, in termini di salario, e i cittadini forse anche più pesante in termini di servizi, per le scelte politiche sbagliate.


Per aver scelto - accettando la logica dello spoil system - dirigenti per mandato fiduciario e non sempre competenti o adeguati  al compito loro affidato;  per averli giustificati e tutelati rispetto alle loro negligenze; per averli ricoperti di ogni sorta di gratifica o di premio abbassando l’asticella dei risultati attesi.


Per non aver visto, tranne dopo l’intervento dell’autorità giudiziaria, le nefandezze che si compivano (punti verdi qualità, operazione “Mondo di Mezzo”, operazione “Vitruvio”, etc.); per non aver dato mai ascolto ai dipendenti costretti a piegare la testa di fronte alla “volontà politica” imposta, o ai  cittadini che segnalavano scelte evidentemente sbagliate e costose, come con l’esternalizzazione di servizi, sebbene questi fossero già svolti da personale dell’ente.


Ecco signor Prefetto, per tutto questo la classe politica di questa città ha una altissima responsabilità morale e merita di essere mandata a casa, quale che sia l’esito giudiziario.


Oggi ci troviamo a veder riprodotto lo stesso identico schema di cui diceva un cultore della nostra città, il Maestro Pier Paolo Pasolini, oltre 40 anni fa, e ci rivolgiamo a lei con le sue parole illuminate.


Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.