No alla chiusura dei CPI del Ponente e di Rivarolo.
I giochi sembrano fatti, i risultati saranno sotto gli occhi di tutti: la chiusura dei centri per l’impiego di Teglia e Ponente comporterà il confluire in unico luogo fisico, Villa Bombrini a Cornigliano, dei cittadini di Val Polcevera, Valle Scrivia e Valle Stura, con conseguente raddoppio dell’utenza e sicure problematiche a livello organizzativo. Intere vallate, già penalizzate in passato, verrebbero private di un importante servizio, obbligando gli utenti a considerevoli spostamenti, con sicuri disagi.
Risparmi? Anche l’analisi del rapporto costo/benefici non riesce a spiegare la logica di queste chiusure.
Indebolire la rete territoriale dei servizi, senza per questo ottenere una riduzione reali dei costi o un aumento dell’efficienza complessiva, va a detrimento ulteriore di un’utenza già oggi sofferente per la delicata condizione sociale in cui si ritrova e a depotenziare la capacità dell’ intervento pubblico, a vantaggio dei servizi privati.
Ma naturalmente di tutto questo si assumeranno la responsabilità gli organi della Città Metropolitana, a cominciare dal signor Sindaco, che hanno assunto questa decisione.
I lavoratori dei centri per l’impiego direttamente interessati alle chiusure, hanno continuato in questi mesi, nonostante gli enormi tagli alle risorse e al personale, ad erogare tutti i servizi all’utenza nei modi e nei tempi dovuti con serietà e competenza, la stessa che vorrebbero ritrovare in chi governa/dirige l’Amministrazione.
Ora dicono basta alla logica che sta governando questi processi. È la stessa logica che a livello nazionale, demagogicamente, porta a blaterare sugli effetti della renzianissima riforma del mercato del lavoro (job act), quando è sotto gli occhi di tutti il suo “buco nell’acqua”, lo spreco di risorse, l’aumento della disoccupazione e del lavoro povero. Quindi, spremere come limoni i dipendenti, moltiplicare il precariato tra giovani (e non).
I lavoratori tutti dei centri per l’impiego Ponente e Val Polcevera, penalizzati dalla chiusura del loro posto di lavoro, sono oggi compatti nel rifiutare ulteriori trasferimenti da Cornigliano, che causerebbero la paralisi di una struttura nevralgica, dove praticamente verrà concentrata l’utenza di mezza città. Non intendono pagare per l’inefficienza e l’incapacità di coloro che in questi mesi e anni, avendone la responsabilità, avrebbero dovuto organizzare i servizi con maggiore equilibrio e razionalità. E che ancora oggi potrebbero farlo.
USB-P.I. Città Metropolitana di Genova