Province e Centri per l'Impiego. RIFORME CONTRADDITTORIE
Il Sole 24 ore del 26/5/2013 dà voce alle nuove strategie del Governo per occupare i giovani, ma dimentica che dalla riforma con cui è stato previsto l’accorpamento delle Province scaturisce l’incerta collocazione dei Servizi per l’Impiego.
In allegato il volantino
Ci vuole una bella faccia tosta, da parte del governo delle larghe intese, a giustificare il rinnovato interesse nel voler rafforzare i Centri per l’Impiego dopo averne decretato la fine (con il precedente Governo guidato da Monti), poiché non è stata prevista con certezza la loro futura attribuzione: alle Regioni, alle Città Metropolitane o ai Comuni.
Ma dietro l’apparente e rinnovato interesse per i Centri per l’Impiego – a nostro giudizio – si nasconde un altro tipo di disegno strategico: il definitivo ingresso del privato nel cd. mercato del lavoro.
Occorre ricordare che, nel momento in cui il Governo Monti intraprese la riforma delle Province e non individuò tra le funzioni fondamentali quelle dei servizi per l’impiego e della formazione professionale, nessuna Regione avanzò la disponibilità a riprendere la delega su tali servizi.
E’ del resto impensabile che tali funzioni rimangano in carico ai Comuni (altra possibilità prevista dalla riforma delle Province), poiché tipiche funzioni di area vasta.
In verità il neo sottosegretario al Lavoro Dell’Aringa dichiara che “Servono più risorse umane, più qualificate e in fretta”, ma le amministrazioni pubbliche alle prese con i limiti assunzionali, con la riduzione della spesa per la formazione del personale e con la farraginosità dei processi di mobilità ventilati, sembrano orientare la bussola verso un pieno utilizzo delle strutture private: dalle agenzie di lavoro interinale agli enti bilaterali (in cui impera la gestione delle centrali sindacali concertative).
Questo era del resto il messaggio allusivo contenuto anche nella lettera che Trichet e Draghi inviarono al Governo italiano il 5 Agosto 2011.
Questo ci consegna anche la riforma del mercato del lavoro voluta dal ministro Fornero.
In questo vero e proprio caos istituzionale – incertezza circa l’accorpamento o addirittura la soppressione delle Province, blocco delle assunzioni e dei contratti, ulteriori riforme in essere per liberalizzare il mercato del lavoro – la rotta tracciata per i Servizi per l’Impiego e per le Province appare la cartina al tornasole del definitivo smantellamento dello Stato sociale.
Per tale ragione USB assume la difesa dei servizi pubblici per l’impiego e per la formazione come elemento caratterizzante della difesa del Welfare State in generale, in opposizione alle politiche distruttive della BCE, del Governo e assunte con la complicità di CISL, UIL e CGIL.
Per questo USB intende dar vita a un movimento di opposizione che raccolga, a partire dalle Province, le proposte utili a rilanciare un piano nazionale straordinario di assunzioni nel settore pubblico, gestito attraverso i Centri per l’Impiego, accompagnato da attività specifiche di Formazione Professionale.
A chiudere il cerchio e a suggellare realmente l’accordo tra generazioni, ventilato da più parti, occorrerebbe ripristinare il cd. turn-over: ad ogni cessazione una nuova assunzione.
E a chi perseverasse nella volontà di sopprimere le Province non possiamo che ribadire la nostra ferma intenzione di veder ricollocato il personale nelle Regioni e non altrove.