Roma. ARSENICO E VECCHI MERLETTI

In allegato il volantino

Roma -

Mentre si sta chiudendo la campagna elettorale per il rinnovo delle RSU assistiamo all’ennesimo attacco mediatico orchestrato per finalità probabilmente diverse da ciò che traspare dalla carta stampata.

Come già accaduto di recente con i blitz, a telecamere nascoste, assicurati dalla trasmissione “Le iene” assistiamo in questi giorni ad una inchiesta della magistratura - che via via pare allargarsi – fino a coinvolgere oltre ai vigili urbani del 1° Gruppo anche impiegati dell’ufficio Commercio e dell’ufficio Tecnico del 1° Municipio.

Fermo restando che USB non è il sindacato che difende chi estorce denaro o chi ruba, sorge spontanea qualche perplessità su quanto sta accadendo.

In sostanza prima di assumere quei “provvedimenti esemplari” così cari al primo cittadino, verrebbe da chiedersi se tra il personale trasferito d’urgenza, figuri qualche “povero cristo” che – senza essere indagato o aver ricevuto avvisi di garanzia – sia stato trasferito d’ufficio.

Al di là degli sloganistici titoli ad effetto ci sembra che i vertici del 1° Municipio, del 1° Gruppo e lo stesso comandante dei Vigili rimangono saldamente al loro posto, mentre si movimentano tutti gli altri. Possibile?

Possibile che una “cupola” così estesa possa essersi sviluppata senza almeno la tacita compiacenza di chi sta più in alto nella catena di comando?

Possibile che chi assume l’onere della dirigenza non avverta il peso della sua personale responsabilità (almeno per non aver vigilato)?

E, se avesse vigilato, non avrebbe dovuto egli stesso intraprendere le azioni disciplinari più appropriate?

Qui le cose sono due: o questi signori sono perfettamente inseriti nel sistema di corruzione di Roma Capitale, o questa famigerata inchiesta asseconda altre finalità.

Ci sorge il sospetto che dietro questo immondezzaio si nasconda una becera lotta di potere.

I contendenti li conoscete.  L’oligarchia profumatamente pagata - in questo come in altri enti - e la classe politica che ci governa. Ma questi due livelli di potere non sono così rigidamente definiti.   Esistono interferenze, sconfinamenti e sdoppiamenti di ruoli a noi difficilmente comprensibili.

Ancora una volta richiamiamo ciascuno a non lasciarsi andare a valutazioni sommarie, ma a provare a ragionare in profondità.

Così come occorrerebbe fare in occasione di quei comportamenti contraddittori che distinguono i sindacati concertativi.

Si prenda ad esempio la manovra – sfacciatamente preelettorale – attraverso cui quegli stessi che sottoscrissero gli accordi con Prodi, con Berlusconi, con Brunetta e con Tremonti oggi li disconoscono, giungendo perfino a proporre ricorsi del tutto inefficaci (questa sì che è una vera estorsione), fino alla proposta di modifica (e non di annullamento) delle norme previste dal cd. decreto Brunetta.

Tutto questo nel momento in cui l’amministrazione comunale è andata a recuperare le varie indennità decurtate da Brunetta con il decreto 112 del Giugno 2008 (riferite alle annualità 2008 e 2009, poiché solo dal 2010 Roma Capitale ha iniziato a trattenere tali compensi).

E dove sono state queste compiacenti sigle sindacali quando Brunetta spopolava? Stavano forse a resistere sulle piazze? Oppure – per dirla alla cisl – “stipulavano accordi”?

 

Ricordatevene quando tra qualche giorno andrete a scegliere l’organizzazione sindacale da cui farvi rappresentare

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