Roma. ASILI NIDO: NON SOLO COSTI!

In allegato il volantino

Roma -

Se analizziamo i dati forniti  dall’Istat secondo cui l’ampliamento dell’offerta pubblica di asili nidi a livello nazionale riesce a soddisfare solo l’11,3% delle domande, è davvero lontano  l’obiettivo di Lisbona che auspicava una copertura del 33% entro il 2010.

Nel corso degli anni  c’è stato un limitato incremento dell’offerta dovuto essenzialmente ad un massiccio ricorso alla esternalizzazione verso  il privato attraverso il sistema delle concessioni o delle convenzioni.

Una scelta forse determinata dal minor costo gestionale, ma che provoca delle conseguenze  oltremodo devastanti per quello che riguarda  le condizioni di lavoro del personale e  il pericolo  molto consistente di un abbassamento della qualità.

Quando si parla di nidi, il problema è comunque affrontato in termini di costi e sono costi molto contenuti se, sempre l’Istat, ci comunica che  la spesa totale  per il welfare è del 26,5% del PIL e solo lo 0,15% è destinato ai nidi.

I nidi non costano molto, sono le risorse ad essi destinate che sono ridicole.

Basti pensare che l’Intesa  sancita in Conferenza Unificata nel 2010  per la ripartizione del fondo per le politiche della  famiglia, destina 100 milioni di euro per il 2012 ripartito  tra tutte le regioni (un cacciabombardiere f35 costa  135 milioni di euro pari al costo di 183 asili ).

Di questi 100 milioni di euro 8.600.420 sono destinati alla regione Lazio e saranno utilizzati per incentivare i servizi tagesmutter( le improponibili mamme di giorno), per i bonus bebé e per aiutare le famiglie con 4 o più bambini.

Le donne residenti a Roma, ma anche nel Lazio, hanno in media 1,4 figli e non sarà certo un bonus di 1.000 euro annuali a dare loro la sicurezza necessaria per mettere al mondo più figli.

Insomma il “welfare dei miserabili”non può che ignorare il beneficio culturale e sociale derivante da una cura adeguata dell’infanzia!

Roma non si distingue particolarmente dall’analisi tracciata.

Il rapporto pubblicato a marzo 2012 dall’Agenzia per il controllo della qualità dei servizi pubblici del Comune di Roma, ci dice in sostanza che la capitale accoglie, su una popolazione totale di 77.447 bambini in fascia 0/36 mesi, il 23,1% dei bambini  (12.030 bambini  nei nidi pubblici e 5.870 nei nidi privati in convenzione, per un totale di 17.900 bambini).

Il chimerico raggiungimento del 33%, sbandierato dall’assessore De Palo,si ha solo se si considerano i bambini che frequentano i nidi privati i quali offrono rette da capogiro improponibili ai più.

Lo scorso anno abbiamo avuto 19.400 richieste e una disponibilità effettiva di 10.631 posti; nell’anno educativo 2011/12 i posti disponibili saranno 10.819, un aumento davvero irrisorio rispetto al numero delle probabili richieste.
Le nuove graduatorie non sono ancora pubbliche ma i segnali non sono certo incoraggianti.

Solo per citare alcuni esempi, nell’VIII municipio a fronte di 1.823 domande presentate, i posti disponibili sono solo 828; in IV municipio sono state presentate circa 1.700 domande per 672 posti. A questo si va ad aggiungere che molte strutture rimangono  inspiegabilmente chiuse:

il nido di via Romero(VIII) non è agibile perché hanno “dimenticato” di costruire la cucina, via dei Granai di Nerva (XI) è abbandonato da vari anni, via Alfonso Gallo(XIX) è in ristrutturazione da 4 anni; il nido di via Prompolin(VII), Castel verde e  De Marco(VIII) sono in attesa dell’ennesima esternalizzazione low cost…

Stupiscono le dichiarazioni dell’assessore De Palo che, a fronte  di una richiesta sempre più pressante di servizi, sollecita l’applicazione di quella brutta legge varata lo scorso anno  dalla regione Lazio, che porterebbe ad un aumento dei guadagni per i privati ma provocherebbe  il licenziamento di oltre 500 educatrici precarie, l’aumento irragionevole dei bambini nelle strutture già esistenti, l’impossibilità di realizzare qualsiasi progetto educativo.

Non  più tanti nidi per tanti bambini ma tanti bambini all'interno di  un nido e tante donne disoccupate in più!

 Sono scelte politiche per noi  inaccettabili, per questo continueremo a difendere il valore educativo dei nidi, testardamente sosterremo le lotte delle lavoratrici e dei genitori perché si aprano nidi pubblici e si assuma finalmente chi garantisce l’educazione dei nostri figli.