Roma. La politica del "fare" entra nei nidi e nella scuole dell'infanzia
In allegato il piano formazione 2010/2013
Il 20 luglio è stato approvato il piano di aggiornamento per il personale dei nidi e delle scuole, triennio 2010/2013.
La novità che sicuramente darà più all'occhio è la riduzione di alcune ore della durata dei corsi base e complementari (diventano 36 per le insegnanti e 25 per le educatrici); le ore scorporate sono dirottate nelle ore di autoformazione; vi è inoltre la possibilità dei gruppi e dei collegi di scegliere il tema oggetto di aggiornamento.
Una specie di contentino che l'amministrazione e cgil,cisl e uil offrono a risarcimento della grande fatica che le lavoratrici sono obbligate a sopportare a causa della cattiva riorganizzazione del servizio imposta in questi anni
Per quanto riguarda l'impianto generale vorremmo sottolineare un aspetto che colpisce particolarmente e che la dice lunga sull'idea che questi amministratori hanno dei servizi educativi.
Il piano di aggiornamento si fonda infatti su quella che viene definita la "piattaforma del saper fare".
In un servizio che necessariamente si fonda sulla relazione con l'altro, e tutto ciò che questo implica,il presupposto del fare, su cui si basa il piano, appare fuori luogo o comunque limitativo.
Nei lunghi anni di aggiornamento e autoaggiornamento le lavoratrici hanno imparato che, una delle più importanti competenze, riguarda la qualità delle relazioni o meglio il saper interagire nella relazione con i bambini e con gli adulti.
La professionalità si gioca molto nella possibilità di mettersi in gioco,di poter riflettere anche sui propri vissuti, di essere capaci di creare un distacco emotivo da situazioni troppo intese....
Comunque tutte accezioni che riguardano il "saper essere", l'essenza cioè delle relazioni tra persone.
Il FARE riguarda il lavoro quotidiano, la messa a punto di conoscenze, tecniche e metodologie, la costruzione dei progetti e della loro realizzazione. IL fare non può venire prima, tuttalpiù viaggia in modo parallelo, perchè rappresenta il modo per concretizzare un progetto educativo fondato sul bambino reale.
Brutalmente sembra che la politica del fare così proposta presupponga la mancanza del pensiero che lo deve necessariamente precedere.
(siamo solo esecutori di qualcosa pensato da altri?).
Altro aspetto di caduta sta nella assoluta mancanza di verifica dell'aggiornamento proposto negli anni passati.
L'amministrazione è in grado di dire quali i punti di forza e quali i punti critici dei corsi effettuati negli ultimi 10 anni? quali i cambiamenti avvenuti?
L'aggiornamento proposto in questi anni è andato a cozzare con la riorganizzazione dei servizi che ha reso, a volte, impraticabile le conoscenze e le competenze acquisite (viene in mente ad esempio la difficoltà nella cura dell'accoglienza o la relazione con le famiglie).
Insomma le educatrici e le insegnanti hanno imparato tanto, fanno tanto,anzi troppo,a volte non riescono a farlo bene.
Forse fare una verifica su quanto accaduto nei nidi e nelle scuole romane negli ultimi 5 anni potrebbe riservare delle sorprese e farebbe emergere in modo dirompente le contraddizioni?
Inoltre la formazione, come anche l'aggiornamento, deve porsi obiettivi molto concreti, mentre quelli proposti sono assolutamente generici.
In sostanza nel piano non c'è un momento puntuale e misurabile di efficacia della formazione perchè si è data obiettivi che non possono essere misurati.
Ma su tutto questo è meglio sorvolare: qualche ora in meno di aggiornamento può servire a sedare gli animi!