Roma. LA POSTA IN GIOCO

In allegato il volantino

Roma -

Quello che sta succedendo ai dipendenti di Roma Capitale, seppur complesso per chi non si è mai avventurato nel mare magnum dei contratti di lavoro, può essere meglio messo a fuoco solo se si leggono gli eventi con una consistente dose di coraggio, necessario a guardare la realtà.

 

Vogliono un taglio del nostro stipendio. E' quello che è già successo e sta succedendo in tutto il mondo del lavoro dipendente (ed anche in quello falso autonomo). Vogliono giocare la competizione inseguendo l'abbassamento del costo del lavoro. Vogliono liquidare quello che resta dello stato sociale (pensioni, istruzione, sanità, beni comuni).

 

Hanno prima fatto regole infami con la concertazione di Cgil-Cisl-Uil che hanno avuto in cambio per i loro burocrati la possibilità di gestire agenzie di lavoro interinale (il moderno caporalato), speculazioni finanziarie (fondi pensione pagati dai lavoratori a cui scippare le liquidazioni), la promessa dei posti negli Enti bilaterali e nei Consigli d'amministrazione, ed ora ci dicono che quelle regole ci sono e che con quelle dobbiamo fare un contratto decentrato che non potrà che stabilire chi salvare e chi affondare.

Diversamente dal solito l'intero corpaccione pigro della categoria ha mostrato la voglia di resistere e reagire. Dalle mobilitazioni spontanee e quelle organizzate come il corteo dell'orgoglio capitolino del 6 marzo, fino all'assemblea indetta dalla RSU in piazza del Campidoglio.

 

Da li sono scaturite l'esigenza di uno sciopero a cui USB ha risposto con uno sciopero vero (per quanto partecipato a macchia di leopardo), ed uno finto di Cgil-Cisl-Uil che aveva come scopo il boicottaggio del nostro. Le loro patetiche dichiarazioni di vittoria seguite alla lettera del Sindaco Marino hanno avuto come seguito gli insulti indirizzati loro dai lavoratori nelle assemblee, sì da costringerli a reinventare un nuovo sciopero (anch’esso fittizio).

 

A chi oggi ci chiede l'unità rispondiamo come sempre che l'unità si può fare quando si condividono i contenuti e i comportamenti: non le chiacchiere!
Per noi l'unità si può fare con chi condivide la necessità di cancellare la legge Brunetta, che spacca in maniera pericolosa i lavoratori lasciandoli soli e nudi davanti al datore di lavoro che stabilisce con una pagellina chi deve prendere i soldi e chi no. Che ritengono necessario fare i conti con le Best Practice che hanno messo gli uffici in condizioni bestiali per chi affoga sotto carichi di lavoro insostenibili. Che vogliono difendere tutti i servizi a cominciare da quelli educativi scolastici e chi ci lavora da anni e anni in condizione precaria. Che ritengono che il Contratto da fare è quello nazionale bloccato da anni con un danno economico per i lavoratori.

 

Per questo crediamo che la battaglia sul tavolo del Campidoglio è difensiva e perdente, senza una battaglia contro il governo da parte di tutto il pubblico impiego, per un vero recupero salariale, per la difesa dei servizi pubblici e la loro reinternalizzazione dopo le fallimentari esperienze di privatizzazione ed esternalizzazione che hanno portato avanti in questi anni tutti i governi e tutte le amministrazioni capitoline.

 

Il coraggio che esprimiamo oggi è il baluardo più saldo per il futuro di domani: questa la posta in gioco ! Per noi e per chi verrà dopo di noi. Sarà bene tenerlo a mente, non delegando, ma partecipando e riconoscendo nei contenuti e nei comportamenti quelli che sono amici ed alleati e quelli che chiedono l'ennesima delega per riproporre una commedia già vista che questa volta rischia di rappresentarsi come un dramma.

 

USB ha idea di una società diversa da questa, USB accoglie la partecipazione di tutti, USB non fotte i lavoratori e le lavoratrici per calcoli elettorali.

NON VE NE DIMENTICATE MAI

22 maggio 2014