Roma. LE PAGELLINE DELLA VERGOGNA

In allegato il volantino

Roma -

E’ una decina di anni che lavorano di vaselina per introdurre le “valutazioni individuali”. Centro Destra, Centro Sinistra, uniti per la “meritocrazia”.



Della loro meritocrazia siamo a conoscenza ben prima degli scandali di parentopoli. La loro meritocrazia si chiama privilegio e clientelismo.



Per questo da dieci anni in solitudine il sindacalismo di base denuncia questo sconcio e combatte per la sua cancellazione, mentre i sindacati confederali pensano ai loro “parenti” e/o “clienti”.



In questi giorni una nuova edizione di questa commedia è andata in scena per le progressioni orizzontali. La valutazione dei dirigenti si è abbattuta sui dipendenti, alzandone irritazione, rabbia e talvolta anche qualche conato di vomito.


Voti a persone. Spesso a sconosciuti. Sovente dati da altri dipendenti, “collaborazionisti” o solo costretti con le minacce a fare in fretta.



Voti dati a casaccio, oppure per premiare la “fedeltà”. Criteri personalizzati dai singoli dirigenti che non sempre resistono alla tentazione di alzare a quelli con cui vanno d’accordo, penalizzando altri con cui non sono in piena sintonia.



Il problema non è il modo giusto di valutare, che non esiste e che non è alla portata di dirigenti che non ci conoscono neanche, e tantomeno è accettabile sia nella disponibilità dei colleghi che hanno coi dirigenti rapporti di maggiore quotidianità (P.O., segreterie, delegati sindacali).



Il problema è l’abolizione delle pagelline individuali. Per la quantità dell’impegno di ciascuno occorrerebbe una quantificazione dei carichi di lavoro che si guardano bene dal fare (al massimo partoriscono bestialità come la “Best Practice”, per l’impegno e la qualità si può far riferimento ai risultati che dovrebbero essere legati a quelli della struttura e dei dirigenti.



Il problema alla fine è che ogni collega la smetta di lamentarsi solo quando la pagellina non lo gratifica e tacere quando viene lusingato dal bel voticino.



Per farla finita con queste schifezze occorre stare diritti, mostrare la dignità che i nostri padroni non si aspettano, mandare a fare un bagno i sindacati che collaborano, partecipare e sostenere il sindacalismo di base. Non sarà un percorso ne facile, ne comodo, ma non se ne vedono altri per chi vuole conservare quella caratteristica umana che ci ha reso bipedi. A meno che non pensiate che anche a quattro zampe non è poi così male.


Roma, 23 dicembre 2010


P.S.:    A tutti coloro che non ritengono giusto il voto ricevuto ripetiamo quanto abbiamo già detto e ridetto in questi anni: non firmate la presa visione senza avere avuto prima un colloquio assistiti da un rappresentante sindacale (degno di questo nome) con il dirigente che ha firmato la vostra valutazione; è un vostro diritto che renderebbe assai meno agevoli gli altrui abusi.