Roma. QUELLI CHE NON CAMBIANO
In allegato il volantino ed il documento dell'amministrazione sulla pianificazione occupazionale
Si è svolto il 6 novembre scorso, l’incontro sindacale post-Macrostruttura, che avrebbe dovuto generare qualche significativa proposta rispetto al piano assunzionale 2013 e per gli anni successivi.
Di un possibile scorrimento di graduatorie, a qualsiasi titolo, o di una loro prosecuzione di efficacia, non se ne vuole sentir parlare. La litania è che le norme non lo consentono e che tutti gli astanti hanno le mani legate.
Così né il Direttore delle Risorse Umane, né l’Assessore nonché vice-sindaco, né il Segretario-Direttore Generale, hanno aperto alcuno spiraglio e anzi hanno confermato in toto il documento di “Riordino e Definizione della Pianificazione Occupazionale del Personale di Roma Capitale”.
È stato subito chiarito che quando Marino andava predicando la “valorizzazione del Personale interno”, si riferiva esclusivamente alla prospettiva di offrire una adeguata formazione. Che di questi tempi, indubbiamente, riempie i piatti delle famiglie dei lavoratori di Roma Capitale e soprattutto stimola interesse e attaccamento all’Ente. Vuoi mettere avere del personale perfettamente formato anche se poi opera senza strumenti adeguati e in ambienti degradati nel totale disprezzo delle norme che tutelano gli ambienti di lavoro ed in compagnia di ratti e insetti di ogni tipo? In questi casi le norme non sono la priorità e la politica riesce persino a derogare ai diktat dell’Unione Europea. Senza contare che la formazione è un dovere del datore di lavoro e non una benevola concessione.
Tutti coloro che invece pensavano che valorizzazione del personale interno significasse: basta con gli affidamenti da centinaia di migliaia di Euro ai consulenti esterni; scorrimento delle graduatorie concorsuali interne sia della Dirigenza che del Comparto; chiusura della trattativa sul fondo; stabilizzazione di tutti i precari ecc., non avevano ben capito le promesse elettorali. Pazienza!
Ma uno dei passi del documento presentato dall’Amm.ne lascia presagire “nell'interesse dell'utenza, la riconfigurazione degli orari di servizio e di lavoro, … e, al contempo, di miglioramento del benessere organizzativo percepito dai lavoratori”. Non so voi, ma quello che percepiamo noi ricorda tanto la metafora del cetriolo in cerca di collocazione, altro che benessere organizzativo.
Oggi i Lavoratori di Roma Capitale hanno il dovere morale di difendersi operando su tre fronti.
Il primo è quello di contrapporsi a una burocrazia asservita al potere politico, ribadendo invece un impegno in prima persona nel rilancio della funzione sociale della Pubblica Amministrazione.
Il secondo è quello di rifiutare quella politica che ignora la legge solo quando ne viene favorita direttamente o attraverso i propri accoliti (il caso dei falsi biglietti dell’ATAC ha riguardato tutti i partiti e tutta la classe dirigente dell’azienda) e si trincera invece dietro i limiti della legge quando potrebbe estendere benefici in modo diffuso e generalizzato (leggasi proroga delle graduatorie dei concorsi).
Il terzo è quello di quelle organizzazioni sindacali (se ancora possono chiamarsi così) che hanno contrattato con la precedente amministrazione la progressione verticale da C a D solo per 245 vigili urbani e si sono poi ritrovate a snobbare la nostra delibera di iniziativa popolare, che parlava di tutti.
Ecco: queste tre categorie sono immutabili e immarcescibili. Esiste tra le tre categorie un sostenuto patto delle larghe intese che solo la classe lavoratrice può far saltare togliendo a tutte e tre le categorie consenso, voti e deferenza.