Scuola dell’Infanzia e PNRR: i 4,6 miliardi vadano esplicitamente al servizio pubblico, cambiare inquadramento giuridico del servizio

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Il “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” tra gli obiettivi programmatici individua interventi per l’intero Settore Istruzione e Ricerca, potenziandone l’offerta dal Nido all’Università. Specificatamente per la fascia di età 0–6, indica la necessità di colmare significativamente le carenze strutturali, quantitative e qualitative, di Nidi e Scuole dell’Infanzia, prevedendo la creazione di 152.000 nuovi posti per i bambini da 0 a 3 anni e 76.000 per la fascia 3–6 anni.

Per la loro realizzazione nei prossimi 5 anni vengono destinati 4,60 miliardi di euro. Il Piano sottolinea il divario esistente rispetto agli standard europei: per i Nidi, esempio più significativo, il rapporto tra i posti disponibili e il numero di bambini da 0 a 2 anni nel nostro Paese si colloca in media, ma con rilevanti difformità territoriali, al 25,5%: ben 7,5 punti percentuali al di sotto dell’obiettivo europeo del 33%. Dati molto preoccupanti che USB ha sempre denunciato e che evidenziano la diffusa e inaccettabile carenza dei servizi e la consolidata “povertà educativa” dell’offerta per l’infanzia, che la pandemia in corso ha non solo reso più evidente, ma purtroppo ha anche ulteriormente approfondito.

L’investimento economico previsto, pur se tutt’altro che risolutivo rispetto alle necessità del Paese, è certamente di rilievo, soprattutto considerando nel corso del tempo la scarsità, quando non l’assenza strutturale, di risorse. Tuttavia, ne rimane totalmente indefinita la destinazione, poiché il Piano non specifica se l’investimento sarà sul servizio pubblico o invece una risposta alle innumerevoli pressioni del privato.

L’apertura di nuove strutture in gestione diretta, il pieno utilizzo e il potenziamento di quelle già esistenti, con la realizzazione di cospicue nuove assunzioni, anche attraverso la re-internalizzazione dei servizi esternalizzati, per USB sono sempre stati principi imprescindibili, sorretti dal valore fondante del Pubblico a servizio del “Bene Comune “, contrario al sostegno con fondi pubblici degli interessi e dei profitti economici imprenditoriali.

In particolare, per il Nido d’Infanzia, si rende dunque determinante il superamento delle norme che lo connotano giuridicamente come “servizio a domanda individuale” condizionandone l’esistenza alla volontà politica delle diverse amministrazioni locali e regionali. Così come si auspica la necessità di consolidare l’identità e le finalità della Scuola dell’Infanzia definendone l’obbligatorietà almeno per l’ultimo anno di frequenza. Il PNRR non solo non delinea l’intenzione di attuare il cosiddetto sistema integrato 0-6 come parte della Scuola, prevedendone quindi l’universalità e la gratuità a favore delle famiglie, ma ne afferma l’accrescimento quantitativo esclusivamente in funzione “dell’incoraggiamento delle donne al mercato del lavoro e la conciliazione tra la vita familiare e professionale”.

Indubbio che la scuola tutta svolga un insostituibile servizio sociale di sostegno alla genitorialità, ma non riconoscere la finalità prioritaria e sostanziale di quella dei “più piccoli” quale prezioso luogo educativo di crescita e di sviluppo per tutt* le/i bambin*, di reale intervento rispetto alle diffuse situazioni di povertà educativa, non rende giustizia alla loro stessa identità di cittadin* portatori di diritto. Altrettanto inammissibile non affermarne la storia culturale, da lungo consolidata, che ha permesso l’individuazione e l’esercizio di raffinate metodologie pedagogiche e didattiche, che hanno consentito l’espressione di specifiche competenze comprovate internazionalmente. Le stesse anche come evidente presupposto al superamento della dispersione scolastica negli anni successivi, significativamente ancora presente in molte aree del nostro Paese e non solo nelle regioni del sud.

Il PNRR non esplicita la realizzazione dei criteri indiscutibili di qualità che USB rivendica incessantemente. La diminuzione dei rapporti numerici, il superamento dell’ampio precariato, la compresenza costante del personale educativo e insegnante, il riconoscimento di un diverso inquadramento giuridico, rappresentano prioritari e irrinunciabili principi per la ridefinizione organizzativa di Nidi e Scuole dell’Infanzia, criteri determinanti per percorsi educativi capaci di rispondere sapientemente ai bisogni individuali e collettivi e ai diritti di educazione costituzionalmente garantiti a coloro che già sono il futuro del Paese. A partire dal corretto utilizzo delle risorse previste dal PNRR, questi i nostri inderogabili obiettivi.

UNA SOLA SCUOLA PUBBLICA DI QUALITÀ DAL NIDO ALL’UNIVERSITÀ.

 

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