UN AMERICANO A ROMA
In allegato il volantino
Così come accaduto nella celebre pellicola del dopoguerra il nostro Giovannino Perdigiorno ha provato a calcare le orme dell’illustre predecessore, ma – ormai si può affermare con certezza – possiamo certificare il suo pieno fallimento.
Dalle Olimpiadi al Gran Premio di Formula 1 assistiamo a un crac non solo politico, ma anche finanziario. La situazione economica dell’ente è infatti – a dir poco – disastrosa. Pesa certamente il debito accumulato nelle precedenti gestioni, ma è altrettanto vero che l’attuale giunta si è distinta per aver dissipato consistenti risorse senza alcuna razionalità.
E’ noto che le cd. municipalizzate hanno assunto un vero e proprio esercito di fedelissimi, destinati, oltretutto, a rimpolpare gli apparati amministrativi anziché la vera e propria produzione.
Ma analoghi sperperi si sono avuti anche in altre vicende (alcune assurte alla cronaca giudiziaria ed altre no): si va dai copiosi investimenti per le piscine dei mondiali di nuoto mai realizzate o realizzate a mondiale finito, sino all’erogazione di risorse a pioggia per la società Risorse per Roma; dal regalo del Centro Carni ad Ama, fino all’attribuzione di compiti a Zetema già svolti dal personale comunale.
Infine, vera ciliegina sulla torta, il blocco delle assunzioni per pagare l’ufficio del Commissario per il debito Varazzani e il suo staff.
Alla faccia delle assunzioni già programmate!
Ma la situazione ormai endemica riguarda proprio il Comune di Roma, cui la nuova denominazione di Roma Capitale poco si addice.
Infatti alcuni impercettibili indicatori, che riguardano il personale e gli amministratori, danno l’idea che – seppure finora si è riusciti ad evitarlo – esiste un dissesto strutturale dell’ente.
Così si spiegano i ritardi nei pagamenti dei fornitori e anche del personale che, a distanza di mesi, vede ancora inapplicate consistenti previsioni contrattuali, le mancate progressioni verticali (ce ne sono ancora da fare entro i limiti dei posti messi a selezione) e addirittura il congelamento dei pagamenti – ormai biennale – dei soldi per la produttività degli uffici del personale e di quella per gli uffici anagrafici che hanno lavorato alla regolarizzazione di cittadini precedentemente extracomunitari.
Quindi non più una crisi “di cassa” momentanea, ma una vera e propria crisi economica strutturale che il Sindaco non ha saputo fronteggiare, nonostante tre diversi assessori al bilancio e tre diversi commissari per la gestione del debito che – ancora oggi – non è esattamente quantificato. Se fosse confermata la cifra che lo vede ormai prossimo ai 15 Miliardi di euro (cresciuto sostanzialmente in soli tre anni di Giunta) significherebbe che ogni cittadino romano (neonati compresi) dovrà farsi carico di 5.500 Euro di “buffi”.
Come al solito la spesa dell’ente è stata dirottata verso interessi privati, anziché verso interessi pubblici come dimostra un dato incontrovertibile: a Milano c’è 1 dipendente comunale ogni 82 cittadini, a Torino 1 ogni 78, mentre a Roma ce n’è 1 ogni 112. E’ questa la dotazione giusta per la Capitale?
Forse il nostrano Giovannino fa l’americano con gli amici e lo scozzese con il personale?
Su questi temi USB avvia un tour di incontri e/o assemblee in tutti i posti di lavoro per sensibilizzare il personale e far comprendere anche alla cittadinanza che a Roma non ci sono fannulloni e che i responsabili dello sfascio vanno cercati in una classe di amministratori inetti.
Contemporaneamente è avviata la raccolta di firme sul disegno di legge di iniziativa popolare per abbassare la tassazione sui redditi da lavoro, trasformare parte del salario accessorio in quattordicesima mensilità e incrementare il valore del buono pasto.