COMUNE DI ROMA: VENERDI' 1 GIUGNO SCIOPERO DEL PERSONALE DI RUOLO E PRECARIO INDETTO DALLE RDB-CUB

Ampio il fronte delle rivendicazioni, in primo luogo la cronica carenza di organico

 

Roma -

I dipendenti del Comune di Roma sono circa 25.000, mentre, in base al rapporto medio previsto dalla legge tra il numero dei dipendenti e quello della popolazione, potrebbero essere oltre 40.000.  Negli ultimi anni, compiacendo le gogne mediatiche contro i dipendenti pubblici, le amministrazioni capitoline - assecondate dai sindacati concertativi - hanno provveduto ad approvare piante organiche con sempre meno dipendenti, mentre con le riforme federaliste sono state aumentate le competenze dei comuni.


Contemporaneamente sono emersi i due vergognosi fenomeni che caratterizzano la situazione attuale: un esercito di precari in espansione ed una nutrita pattuglia di consulenti e dirigenti, pagati a peso d’oro e collegati direttamente alle clientele politiche. Intanto l’aumento spesso insostenibile dei carichi di lavoro ha generato nei dipendenti un reale stato di disagio psicofisico.
A fronte di tutto ciò, cgil-cisl-uil-csa-ugl, dopo il balletto dello sciopero, ritrovano l’intesa con il “governo amico” e regalano contratti triennali con inevitabili ripercussioni negative sulle buste paga dei pubblici dipendenti.


Per le RdB-CUB è doveroso opporsi questo stato di cose, e per far sentire la voce dei lavoratori hanno indetto per venerdì 1 giugno lo sciopero di un’ora di tutto il personale, di ruolo e precario.

 

Ampio il fronte delle rivendicazioni: si tratta innanzi tutto della cronica carenza di organico, poi delle indennità non attribuite, del mancato adeguamento del profilo professionale, della riduzione unilaterale di compensi previsti dal contratto, del blocco alla progressione verticale, del mancato scorrimento delle graduatorie, della mancata stabilizzazione del personale precario, alla progressiva privatizzazione dei servizi pubblici, al mancato adeguamento del buono pasto, alla imposizione di articolazioni orarie non adeguate alle esigenze dei servizi, e di molte altre questioni irrisolte - dal personale scolastico educativo, a quello dei municipi - che richiedono risposte concrete da parte dell’amministrazione capitolina.