Enti Locali. SERVIZI PER L'INFANZIA: difendere i servizi pubblici e difendere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori
In allegato il volantino impaginato (formati .doc e .pdf)
La riorganizzazione dei Servizi Educativi rientra nel più ampio processo di destrutturazione e smantellamento della Pubblica Amministrazione.
L’incremento della flessibilità, il massiccio ricorso a personale con contratti di lavoro precario, la diminuzione sistematica dei diritti dei lavoratori sono gli elementi che caratterizzano le politiche per l’infanzia di questi anni.
Il lavoro precario, oltre ad avere arrecato un grave danno agli stessi lavoratori, ha portato ad un notevole scadimento della qualità dei servizi. Il precariato infatti, proprio per sua natura, non è in grado di garantire la continuità necessaria nei processi educativi.
La flessibilità, estranea alle dinamiche educative ed utilizzata solo per sfruttare a pieno i lavoratori, ha cancellato quella autonomia necessaria ai gruppi per l’adeguata realizzazione dei progetti.
“I servizi all’infanzia sono pochi, costano molto, allora diamoli ai privati”
Questo l’assioma delle amministrazioni; ma è proprio vero che i servizi privati costano meno e funzionano meglio?
Le strutture private sono incontrollabili dal punto di vista della qualità offerta alle famiglie, vivono solo grazie a cospicui finanziamenti pubblici ed al contenimento dei costi del lavoro: sono serbatoi di lavoro sottopagato!
Paradossalmente il processo di privatizzazione dei servizi educativi è iniziato proprio in quelle regioni, come l’Emilia e la Toscana, che più di tutte avevano investito sull’infanzia ed erano divenute un modello pedagogico verso cui tutti guardavano con interesse ed ammirazione.
Da queste regioni sono partite le prime esternalizzazioni con l’affidamento della gestione dei prolungamenti degli orari alle cooperative e con l’appalto a società esterne delle mense e dei servizi ausiliari.
Tentativi di privatizzazione dei servizi educativi stanno avvenendo, ora, su tutto il territorio nazionale, attraverso varie forme:
· la gestione mista pubblica/privato
è il caso, per esempio, di Parma che, attraverso la società “Infanzia Parma SPA”, gestisce 3 Scuole dell'Infanzia, 7 Nidi , 4 Spazi Bambini, il servizio di educatrici domiciliari e familiari e 10 Centri Gioco pomeridiani nelle Scuole Comunali dell'Infanzia;
· la formula dei servizi in convenzione
privati cioè che ricevono ingenti somme di denaro con il solo vincolo di utilizzare le liste di attesa comunali: a Milano ci sono 98 nidi comunali e 93 nidi privati che utilizzano soldi pubblici;
· le concessioni in project financing
attraverso le quali le amministrazioni pubbliche forniscono alle società private tutte le risorse necessarie per la costruzione di un’opera pubblica e per la gestione del servizio: è il caso del Comune di Roma dove una concessione per la gestione di un asilo porta nelle tasche dei privati 627.000 Euro +IVA annue per 25 anni, rivalutabili, più tutti i soldi necessari per la costruzione della struttura, per la sua messa in opera e una buonuscita per l’impresa al termine della concessione.
Nelle regioni meridionali, dove le politiche di sviluppo dei servizi non hanno avuto impulso e vi è un numero molto limitato di strutture per l’infanzia (in Campania solo il 2% della popolazione infantile 0/3 è accolto nei nidi pubblici e privati), si è cercato di tamponare con l’istituzione delle “sezioni primavera”, classi cioè, composte da bambini di età compresa fra i due e i tre anni all’interno delle scuole dell’infanzia. Con le sezioni primavera si è dato il via ad una sorta di anticipo scolastico e si è offerta alle scuole private l’opportunità di entrare anche in questo meccanismo.
La privatizzazione e la diminuzione dei diritti delle lavoratrici viaggiano insieme e solo la loro capacità di organizzarsi può fermare questo processo.
Molte lavoratrici hanno cominciato da tempo ad adottare forme di resistenza per difendere la valenza educativa del proprio lavoro e per salvaguardare i propri diritti.
Le RdB Pubblico Impiego hanno sostenuto tutte le iniziative di lotta delle lavoratrici dei settori educativi.
Le manifestazioni, le assemblee, gli scioperi, le occupazioni dei Consigli comunali, le pressioni sulle amministrazioni, in alcuni casi hanno costretto i comuni a tornare sui propri passi: a Bologna il comune ha dovuto rinunciare alla “sperimentazione” che bloccava di fatto il sistema di sostituzione automatica delle assenze negli asili; a Firenze sono stati reinternalizzati alcuni servizi ausiliari; a Roma è stata bloccato l’affidamento dei nidi alla Farmacap.
Piccole vittorie che hanno reso più consapevoli le lavoratrici di quanto la capacità di organizzarsi sia fondamentale per bloccare le sciagurate scelte operate dalle amministrazioni e dai sindacati concertativi. Cambiare è possibile!
E’ necessario dunque che le lavoratrici tornino protagoniste
E’ necessario riaffermare l’importanza dei servizi pubblici smascherando chi pensa di fare profitti alle spalle delle lavoratrici e delle famiglie e chi vuol far diventare gli asili e le scuole delle aziende da immettere sul mercato
E’ necessario che le lavoratrici invertano la rotta e abbandonino quei sindacati che hanno permesso che i loro diritti venissero sempre di più erosi
Noi sappiamo che è possibile cambiare.
Sappiamo che è possibile restituire dignità, stabilità e professionalità alle lavoratrici.