ESTERNALIZZAZIONE: LA PAROLA "MAGICA" CON LA QUALE LE AMMINISTRAZIONI LOCALI DI CENTRO-DESTRA E/O CENTRO-SINISTRA "RISOLVONO" IL PROBLEMA DEI PRECARI
LO SFRUTTAMENTO SISTEMATICO DEI PRECARI PERMANENTI DELLE COOPERATIVE SOCIALI
Quando l’unico problema sentito da parte di un amministratore è quello dell’equilibrio di cassa, è evidente che anche i lavoratori precari (e non) sono d’impaccio. Nel linguaggio padronale/confindustriale c’erano (ci sono) gli "esuberi", da licenziare o da pensionare anticipatamente (nel migliore dei casi).
Un metodo "elegante" per disfarsi dei lavoratori precari (e non) è quello di appaltare o subappaltare "esternalizzando" competenze originariamente attribuite agli Enti locali: manutenzione edilizia, del verde pubblico, raccolta differenziata dei rifiuti, pulizie, servizi nelle scuole, assistenza e quant’altro. Vengono istituite cooperative sociali nelle quali sono inserite persone considerate in condizione d'inferiorità o anche portatori di lievi handicap, assieme a lavoratori precari e ordinari, prelevati da servizi che si ritiene di rimuovere dall’organigramma.
Le Amministrazioni locali hanno sfruttato l’occasione, abbassando notevolmente i costi della mano d’opera e sostituendo sistematicamente una serie di servizi erogati.
Spesso le cooperative sociali sono istituite con i fondi erogati dalla Comunità europea o dalle Regioni, e quindi pagate dai contribuenti, e sono una ulteriore fonte di guadagno per chi istituisce dei corsi di "formazione" profumatamente foraggiati, obbligatori per le future maestranze.
Nelle cooperative sociali non v’è traccia della solidarietà e cooperazione che originariamente caratterizzava le prime cooperative di lavoratori. Queste "nuove" cooperative sono basate sulla divisione dei lavoratori: accanto a chi ha in qualche modo garantito salario, ferie, malattia pagate e tredicesima, (regolamento interno permettendo) stanno lavoratori parasubordinati con contratti privatistici di collaborazione (co.co.co., co.co.pro. ecc.) che "godono" di ferie e malattia non retribuite, bassi salari, incertezza del futuro (che peraltro accomuna tutti se viene a mancare l’appalto). Aggiungiamoci che questi lavoratori precari sono soggetti a contratti occasionali di 2 o 3 mesi, a progetto, part-time, partita Iva o ritenuta d’acconto - che vengono pagati spesso in ritardo di mesi, e che spesso i contratti di categoria non sono applicati - ed abbiamo il quadro di una nuova nascente generazione di poveri. Uno scenario che regge sin quando resiste l’economia familiare (nel caso di giovani che vivono con i genitori, non potendo avere mutuo-casa o non potendo affrontare le spese di un affitto). E’ da considerare che non sono tutti giovani i lavoratori delle cooperative sociali, e per chi ha una certa età (ed un nucleo familiare da mantenere) si è già in una condizione di emergenza.
Queste cooperative, costituite spesso con l’avvallo di Cgil, Cisl, Uil arricchiscono i già facoltosi funzionari/manager della Lega Coop, Confcooperative ecc., che vedono crescere le loro retribuzioni con premi ogni qual volta nasce una nuova cooperativa. Al contrario, i lavoratori delle cooperative sociali vedono spesso diminuire nel tempo le loro retribuzioni, dal momento che se fallisce la cooperativa, (cosa peraltro facile da verificarsi) quella che la sostituisce nell’appalto li assume di solito con paghe e mansioni più basse. E se si parte da salari da 600 - 700 € al mese, c’è poco da ridere!
Le cooperative sociali hanno il difficile onere di supplire, con mezzi, risorse e personale scarsi compiti impegnativi e complessi (si pensi all’assistenza agli anziani non autosufficienti od ai bambini in difficoltà di apprendimento) un tempo gestiti dalle Amministrazioni locali. E spesso tutto è delegato alla buona volontà del singolo, che non manca, ma che è spesso limitata dal turn-over del personale (sono tantissime le persone passate per le cooperative sociali, e sostituite con altre dopo poco tempo).
Le Amministrazioni locali, promuovendo la nascita delle cooperative di servizi sociali, scaricano il problema sui lavoratori, e si esentano dalle responsabilità conseguenti. (Se la coop. "non tira" , che cosa centra l’Amministrazione ?!?)
AL CONTRARIO, IL NOSTRO COMPITO DEVE ESSERE QUELLO DI SMASCHERARE QUESTA POLITICA (CHE DEFINIRE IPOCRITA SAREBBE RIDUTTIVO).
Le Amministrazioni hanno la responsabilità delle loro azioni, e se producono precari sfruttati e costretti a subire umiliazioni di ogni sorta, devono essere pubblicamente e politicamente denunciate. Il centro-destra ha prodotto disparità senza precedenti tra i lavoratori, ed il centro-sinistra non è stato da meno. Non è pensabile contestare a parole l’insicurezza sociale in cui versano milioni di precari, e poi favorirne la crescita numerica.
Anche la giustificazione che vede gli Enti locali disimpegnarsi dall’erogazione diretta dei servizi per non aumentare le tariffe non regge: i servizi erogati sono sempre più modesti e le tariffe aumentano ugualmente, i lavoratori precari a basso reddito sono fra quelli più in difficoltà ad arrivare a fine mese.
PER NOI E’ CENTRALE LA BATTAGLIA PER RILANCIARE L’INTERVENTO PUBBLICO DEGLI ENTI LOCALI NELL’EROGAZIONE DI SERVIZI ESSENZIALI PER LA POPOLAZIONE, BLOCCANDO LA SPINTA ALLE PRIVATIZZAZIONI ED ESTERNALIZZAZIONI.
COSTRUIAMO UN MOVIMENTO DI LOTTA SOLIDALE PER ROMPERE IL MURO DI SILENZIO E DI IPOCRISIA CHE FAVORISCE LO SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI DELLE COOPERATIVE SOCIALI.
NO ALLO SFRUTTAMENTO ED ALLA CREAZIONE DI NUOVI PRECARI PERMANENTI!
SI ALL’ASSUNZIONE A TEMPO INDETERMINATO DI TUTTI I PRECARI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE!