Roma. IL TESTIMONE DELLA PROTESTA A LUTTO PASSA ALLA SCUOLA D'INFANZIA
Da lunedì 26 le maestre volantinano in tutti i Municipi a partire dal II , VI e VIII
Da lunedì 26 settembre il testimone della protesta “a lutto” passa alle Scuole d’Infanzia della capitale. La protesta, che ha già visto le educatrici dei Nidi comunali romani protagoniste di numerose iniziative, fra cui l’invio di corone funebri ad Alemanno e Polverini e la tentata consegna, impedita dalle forze dell’ordine, di un coccodrillo gonfiabile al Sindaco di Roma, coinvolge ora le maestre delle scuole d’infanzia, che lavoreranno con il braccio listato a lutto e volantineranno in tutti i Municipi per informare i genitori sullo stato del servizio.
“La scuola dell’infanzia è iniziata con più di 500 vuoti d’organico - denuncia Daniela Pitti dell’USB, la sigla sindacale che organizza la protesta. “A livello comunale – spiega Pitti - la causa di questa mancanza di personale è stata determinata dalla sospensione, a metà agosto, delle convocazioni per le supplenze annuali, che avrebbero dovuto svolgersi prima dell’apertura all’utenza per garantire la copertura delle sedi vacanti fin dai primi giorni. La sospensione delle convocazioni è stata a sua volta determinata dalle modifiche apportate questa estate alla legge regionale per i nidi, che riduce la metratura per ogni bambino e aumenta il rapporto educatrice/bambino da 1/6 a 1/7”.
Prosegue la rappresentante USB: “Poi, a rincarare la dose, è arrivata la manovra, imponendo tagli di 4,5 miliardi agli Enti locali che provocheranno l’impossibilità di continuare a garantire i servizi pubblici, tra cui Nidi e Scuole dell’Infanzia. Per questo la nostra protesta a lutto va avanti e chiediamo a tutti i genitori di sostenerci nella battaglia, partecipando alle assemblee sindacali che indiremo a breve in ogni municipio anche in vista della manifestazione del 15 ottobre, contro la logica delle banche e dei capitali, che ci vogliono imporre di pagare i loro debiti, e per la riconquista dello Stato Sociale e l’affermazione della sovranità popolare”, conclude Pitti.