Roma. SINDACATI SADOMASO!

In allegato il volantino, l'accordo e altra documentazione

Roma -

Dopo 6 mesi di part-time al 50% quasi 400 lavoratori del comune di Roma potranno giustamente evolvere vero un contratto di lavoro a tempo pieno, come era previsto nel bando a cui avevano partecipato.

Ma questo obbligo contrattuale – peraltro non ancora perfezionato - è stato spacciato per un grande accordo con la firma di tutti i belligeranti.

Da un lato l’amministrazione che si è seduta al tavolo negoziale con la solita formula: “Prendere o lasciare”.    Dall’altro una platea sindacale seduta per sancire ciò su cui si erano già messi d’accordo e che – masochisticamente – emetteva gioiosi gridolini di piacere alle frustate padronali (compresa la firma di una specie di accordo che rimanda tutto a data da destinarsi, anche se si parla di termini perentori).

Ma il parossismo si è raggiunto all’atto della firma perché a quel punto i luminari della concertazione hanno compreso che l’amministrazione utilizzerà tutti i soldi del piano assunzionale 2012 per pagare l’incremento di orario.
Per questo motivo le progressioni verticali, promesse a piene mani – ferme restando le cose – non potranno esserci prima del 2013.   Stesso dicasi per le assunzioni del settore scolastico-educativo previste nel piano assunzionale del 2010 (approvato nel 2009) e mai attuate.

Ma i conti dell’amministrazione evidenziano che sia nel 2011 che nel 2012 il Commissario straordinario per risanare il debito si è “pappato” da solo più di 280.000 Euro l’anno (500 milioni di vecchie lire).

Non solo. Nel conto sono andate a finire anche altri 350.000 Euro che costituiscono le spese per le riassunzioni, quelle per l’ETI, e i trattenimenti in servizio di chi intende proseguire a lavorare sebbene abbia maturato i requisiti per il pensionamento: siamo proprio certi che questa roba debba essere caricata sulle risorse per le “nuove” assunzioni?

Questo ha determinato quelle dichiarazioni a verbale che somigliano tanto alla cara vecchia “foglia di fico” messa a coprire le pudenda.  Dichiarazioni messe per far figurare ciò che in trattativa si è evitato di sostenere e messa a bella posta per evitare gli attacchi di chi – come noi – fa le pulci alle firme messe per compiacere l’amministrazione (forse per trarne qualche altro genere di vantaggio personale?)

USB questa schifezza non l’ha firmata.  Pensiamo invece che ci siano spazi di trattativa che non vengono occupati e che oggi serve una forza d’urto capace di imporre un nuovo modello sociale e culturale insieme. Per questo USB e USI hanno unito i loro sforzi per far crescere il peso del sindacalismo di base in occasione delle imminenti RSU.   Rafforzare la nostra esperienza sindacale aiuterebbe la classe lavoratrice a reggere meglio l’urto della crisi e a ridimensionare quei modelli sindacali completamente asserviti alla logica del profitto economico o – nel caso del settore pubblico – allineati al potere politico di turno.

E con più forza possiamo sempre  migliorare gli accordi
al ribasso rappresentati come il “meno peggio”
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