Firenze. GIU‘ LE MANI DALLA 104!!!

In allegato il volantino

Firenze -

Con una “cultura” nazionale segnata dai tempi e dai modi del “Grande Fratello” televisivo il meno che ci si potesse aspettare era che a “qualcuno in alto”  nell’A.C. (lo sguardo procede sempre dall’alto verso il basso!!) venisse voglia di guardare nel quotidiano di una porzione non piccola dei dipendenti comunali; e siccome il piacere è dato allo  sguardo da situazioni o peccaminose o particolari, ma in ogni caso spiacevoli per chi si trova nella condizione dell’essere guardato, ecco che il voyeurismo di questo “qualcuno” si è appuntato su quei dipendenti che godono dei benefici della L. 104/92  quella legge che, fatta  a vantaggio di chi lavora, concede ai lavoratori  tempo da dedicare alla cura dei loro familiari colpiti da disabilità dovute al caso, alla malattia o all’età.


Probabilmente questo “qualcuno” si sarà fatto fuorviare inopinatamente da quel verbo “godere” unito a “benefici della L.104” immaginando che chi abbia una situazione di disabilità in famiglia possa in qualche modo “godere” di qualcosa.

Ed ecco, allora questo Grande Fratello vestire i panni del Buon Padre e cominciare a giudicare tutti i dipendenti non in grado di fornire “consistenti elementi  probatori”  dell’assistenza fornita ai propri familiari in condizione di bisogno per,  eventualmente, escluderli dai “benefici” quando questa suddetta assistenza non possa essere dimostrata come  “sistematica, cioè reiterata e frequente, oppure giornaliera”: così si evince dalla circolare distribuita, in questi giorni, ai dipendenti che vogliano accedere o rinnovare l’ammissione ai permessi dell’art. 33 c. 3 L. 104/1992.  


Il dipendente, ci comunica il Buon Padre/Grande Fratello, dovrà fornire un “programma di assistenza”  redatto e controfirmato dal familiare da assistere o dal suo tutore legale o dall’amministratore di sostegno al fine di dimostrare che il tipo di assistenza sia “adeguata” alle esigenze del familiare con handicap grave. Cosa  dovrà, dunque, essere  dichiarato per soddisfare tanta malcelata curiosità?  Quante volte gli si fa il bagno…quante volte gli si cambia le lenzuola del letto…quante volte il pannolone…quante volte lo si dovrà imboccare in una giornata…quante altre cose ancora? E …cosa sarà “probante” per averlo fatto?

Si dovrà forse consegnare mensilmente alla propria segreteria di appartenenza i flaconi di bagno schiuma usati….il conteggio delle lavatrici fatte…i pannoloni col loro probante contenuto? E, ci chiediamo, le segreterie sono già state attrezzate a valutare e conservare la probità delle prove consegnate?


I dipendenti dovranno, inoltre, segnalare la loro posizione per essere controllati:…e quando si va a fare la spesa…e in farmacia…o a cercare e procurare le mille cose di cui ha bisogno una persona costretta a vivere a letto o almeno in casa. Come ci si potrà far controllare per essere giudicati probanti?


Come mai si potrà “programmare” le ore ed i giorni dell’assistenza conoscendo in anticipo i bisogni e gli accidenti di cui è costellata la vita di una persona che vive senza autonomia?


E’ capace il Buon Padre/Grande Fratello a comprendere quanta umanità e quanto dolore siano raccolte nelle persone che hanno la cura dei loro congiunti inabilitati ad una vita normale?


Riesce a comprendere come il compito dell’assistenza e della cura della disabilità spesso sono accompagnate da un sentimento di angoscia e di inadeguatezza che nessuna misura di quantificazione e controllo burocratico potranno valutare?


Potrà mai questo Buon Padre/Grande Fratello capire quanta umiliazione vi è nel descrivere minutamente quanto si è costretti a fare per alleviare una condizione di grave disagio in una persona cara?


Forse no! Questo Buon Padre/Grande Fratello ha preso spunto da una circolare INPS (la n° 90 del maggio 2007) che dice ben altro e che in ogni caso non ha nessun intento vessatorio nei confronti dei lavoratori per intervenire pesantemente nella gestione di un loro diritto.


Questo Buon Padre/Grande Fratello esprime una cultura dell’arroganza che è ormai patrimonio assoluto di tutti coloro che si siedono sugli scranni dei Palazzi del Potere sia locale che centrale, e che arrivati li  dimenticano completamente le ragioni e le motivazioni ideali, per le quali sono stati eletti.


Vogliamo concludere questa nostra nota con due ultime considerazioni:


Mentre da un lato tutti parlano, fanno convegni su come aiutare la famiglia, dall’altro invece quando si tratta di metterlo in pratica, tagliano e restringono, di fatto impedendo l’utilizzo di quegli strumenti di aiuto che invece già esistono.  

 
Invece di fare le bucce a chi non certo per “piacere” accede ad istituti contrattuali che servono anche se pur parzialmente ad aiutare i familiari di soggetti disabili, Lor Signori farebbero assai meglio a controllare gli sprechi derivanti da incarichi, consulenze, e perché no, da elargizioni per “rottamazione” dei vari Dirigenti prossimi alla pensione.

 

Speriamo che  anche su questa vicenda, come già su tante altre ,non cali una pietosa  cortina di silenzio che vede sempre uniti appassionatamente Governanti, Oppositori e CGIL CISL UIL, perché tutti hanno ben altro a cui pensare !