Roma. SARA' L'APOCALISSE? LA RELAZIONE DEGLI ISPETTORI MINISTERIALI RICORDA ALL'AMMINISTRAZIONE CHE C'E' UN INTERO CONTRATTO DECENTRATO DA RISCRIVERE

In allegato il volantino e la relazione (parte prima, seconda e gli allegati)

Roma -

Parliamo ovviamente della Relazione sulla verifica amministrativo - contabile eseguita dall’Ispettorato Generale di Finanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il cui esito è stato consegnato alle OO.SS. il 17 aprile;  proprio quel documento che, già da qualche tempo, ha messo in allarme l’intera “cupola” dell’Amministrazione, tutti i lavoratori dell’Ente ed anche una parte della cittadinanza.


Eppure, anche leggendola per intero, non vi è nulla di cui tutti i soggetti ora scandalizzati ed intimoriti non fossero sufficientemente a conoscenza.
C’è qualcuno che possa ragionevolmente affermare di non aver avuto idea, prima d’ora, di quali fossero le effettive condizioni delle casse dell’Ente? Oppure di quale indegno “baraccone” clientelare fossero diventate le Società Partecipate o quale buco nero fossero per l’economia di questa città? Che fossero ormai assolutamente al di fuori del controllo dell’Amministrazione capitolina, la quale non riusciva neanche ad imporre la presentazione di documenti di bilancio minimamente attendibili?
Vogliamo fingere di aver lavorato sin’ora, che so, nel comune di Zurigo o di Stoccolma?


Oggi però non siamo nella condizione di ascoltare inermi la voce dell’Amministrazione.


La Relazione del MEF non può essere arma di ricatto, ma è null’altro che la dimostrazione della loro incapacità gestionale. La richiesta di comprensione e collaborazione, con il pretesto della possibile falcidia delle misere risorse aggiuntive all’altrettanto misero stipendio comunale, serve in realtà a coprire le magagne ben peggiori evidenziate dal MEF.


Non ci siamo proprio. Su questo terreno, le cifre possono impressionare solo qualche fesso. Meno di 70 milioni di euro lordi l’anno (a tanto ammonta “il malloppo” del salario accessorio contestato) per circa 24.000  dipendenti. Ovvero, tradotto: circa 3.000 euro lordi annui nella media pro-capite, che vanno ad aggiungersi a quel “ricchissimo stipendio” che, sempre nella media, si aggira su livelli che vanno da poco più di 1.200 a 1.500 euro netti mensili: che esosità questi lavoratori capitolini!


Problemi certo che ce ne sono. Ma non staranno forse nel fatto che tra un settore professionale e l’altro, in termini di consumo del suddetto “malloppo”, c’è spesso un rapporto di 3-4 a 1; mentre tra i singoli lavoratori interni ad ogni singola area tale rapporto sale anche a 5-6 a 1?  Non sarà un problema di equità più che di spesa complessiva?


Come USB denunciamo tali storture da sempre. Ma l’inossidabile e preistorico accordo non scritto tra Amministrazione e Sindacati concertativi (CGIL, CISL, UIL ma non solo) ha continuato a garantire la sopravvivenza di un sistema illogico, iniquo e, come sembrano scoprire oggi Lorsignori, anche discutibile (a voler essere buoni) sul piano della legittimità normativa; aveva però il grande pregio di consentire amplissimi margini di gestione clientelare. Ora il MEF avanza il fantasma del mitico “danno erariale”. Ma che vi aspettavate, un “Bravi, continuate così mi raccomando”?


USB si presenta a questa ennesima prova pronta a discutere di tutto ed a campo aperto con un’Amministrazione che i lavoratori hanno finito per disprezzare profondamente, ma pone la condizione di alcuni paletti ben piantati sulla prospettiva di una lotta senza quartiere:

NON UN EURO IN MENO NEL FONDO PER IL SALARIO ACCESSORIO
CRITERI DI RIPARTIZIONE DEL FONDO BASATI SU MAGGIORE EQUITA’, TRASPARENZA E POTENZIAMENTO DEL SERVIZIO PUBBLICO
RECUPERO DI RISORSE CONTRATTUALI DAGLI SPRECHI ED EVENTUALMENTE ANCHE DAI COMPENSI DELLA DIRIGENZA