Roma. UN'ORA SOLA PER UNO SCIOPERO VERO
I dipendenti del Comune di Roma sono circa 25.000, mentre, in base al rapporto medio previsto dalla legge tra il numero dei dipendenti e quello della popolazione potrebbero essere oltre 40.000.
Negli ultimi anni, compiacendo le campagne scandalistiche e le gogne mediatiche contro i dipendenti pubblici, le amministrazioni capitoline - assecondate dai sindacati confederali - hanno provveduto ad approvare piante organiche con sempre meno dipendenti, mentre con le riforme federaliste aumentavano le competenze dei comuni.
Contemporaneamente sono emersi i due vergognosi fenomeni che caratterizzano la situazione attuale: un esercito di precari in espansione ed una nutrita pattuglia di consulenti e dirigenti pagati a peso d’oro e collegati direttamente alle clientele politiche.
Opporsi a questo è doveroso, visto che sempre di più sta emergendo un vero e proprio disagio psicofisico che accompagna l’aumento spesso insostenibile dei carichi di lavoro.
Interi settori come quello educativo e scolastico sono bersaglio di una cinica volontà di risparmiare sulla pelle dei lavoratori e conseguentemente sulla qualità dei servizi alla cittadinanza.
I municipi sono già ben oltre il limite di tolleranza riguardo alla carenza di personale; il personale che va in pensione non viene rimpiazzato e continuamente vengono trasferite competenze - l’ultima quella relativa alla regolarizzazione dei cittadini stranieri - calate dall’alto senza alcuna preventiva capacità organizzativa, né aggiunta di risorse umane.
Il contratto decentrato applicato con prepotenza contro il settore scolastico è ancora disatteso e, riguardo alle indennità (briciole comunque) che spettano ai lavoratori, viene applicato in maniera riduttiva e clientelare.
A fronte di tutto ciò cgil-cisl-uil-csa-ugl dopo il balletto dello sciopero – rivelatosi l’ennesima sceneggiata – ritrovano l’intesa con il “governo amico” (quello che dovrebbe restituigli la concertazione e che li vede complici a braccetto per lo scippo del TFR dei lavoratori) e ci regalano contratti triennali con inevitabili ripercussioni negative sulle nostre buste paga.
RdB invita i dipendenti capitolini ad una nuova mobilitazione: vera!
RdB non proclama uno sciopero a chiusura dell’ennesimo contratto bidone (centouno euro sui giornali e la metà in busta paga), ma uno sciopero, dichiaratamente simbolico, che proprio per questo può essere sostenuto da tutti.
Crediamo che ciascuno possa trovare la propria personale ragione per scioperare valorizzando la resistenza unitaria contro il cinismo padronale e l’opportunismo dei sindacati di regime.
Si tratti dell’indennità non attribuita, del mancato adeguamento del profilo professionale, della riduzione unilaterale di compensi previsti dal contratto, del blocco alla progressione verticale, del mancato scorrimento delle graduatorie, della mancata stabilizzazione del personale precario, alla progressiva privatizzazione dei servizi pubblici, al mancato adeguamento del buono pasto, alla imposizione di articolazioni orarie non adeguate alle esigenze dei servizi, etc.
Uno sciopero di un’ora per far sentire la voce dei lavoratori senza dissanguarli ulteriormente e rendendoli protagonisti delle rivendicazioni a cui la monarchia veltroniana non riesce a dare risposte concrete.