Servizi per l'Impiego della Provincia di Roma. LE AZIENDE RINGRAZIANO

Roma -

E’ stata stipulata una Convenzione tra i Servizi per l’impiego della Provincia di Roma e la Direzione Provinciale del lavoro, inerente i controlli sulle comunicazioni di assunzione pervenute ai Centri per l’impiego. Abbiamo, in diverse occasioni, denunciato (inascoltati) la mancata segnalazione all’Ispettorato del lavoro di assunzioni, che meritavano un più approfondito controllo dopo le verifiche degli operatori dei Centri sul materiale cartaceo. Abbiamo anche evidenziato, come non ci sia stata adeguata "attenzione", riguardo rapporti di lavoro illegittimi o quantomeno "sospetti" nella loro implementazione (nessuno ha chiesto chiarimenti).

 

La Convenzione prevede il controllo ispettivo con accesso nel data-base degli uffici di Collocamento, non prima che sia trascorsa una << fase preliminare di informazione/formazione sui rispettivi sistemi di archiviazione>>. Al momento le segnalazioni cartacee da inviare all’Ispettorato del lavoro sono bloccate.

 

L’architettura del data-base è peculiare. Chi dovesse accedervi, per verificare le comunicazioni di assunzione, dovrebbe necessariamente attivarsi tramite i protocolli giornalieri: ma, l’ispettore, cosa andrebbe a controllare tra diverse centinaia di "informazioni"? Se nessuno fa sapere dove dover accedere, diverrebbe impresa titanica accertare eventuali "casi" sanzionabili, anche se fossero inseriti tra le "evidenze" o in particolari "flag", che non sono immediatamente visibili. In parole povere: se l’operatore del Centro per l’impiego dovesse inserire nel data-base l’azienda sanzionabile, "marcandola"in qualche modo, spetterebbe poi all’ispettore letteralmente scovarla, non avendo quest’ultimo ulteriori parametri di indirizzo, che attualmente dipendono dalle segnalazioni cartacee.

 

Questa è un ulteriore spallata alla qualità del servizio pubblico a beneficio alle aziende.

 

Qualcuno, forse, ritiene non esserci personale adeguatamente preparato a svolgere compiti di verifica delle comunicazioni di assunzione? Se così fosse, implicitamente, non verrebbe affermata l’inadeguatezza degli operatori ad eseguire determinate mansioni ? Qualora le risposte fossero affermative, chiediamo: perché? O dobbiamo sospettare altre motivazioni? Alla faccia della lotta contro la precarietà, della qualità del lavoro, degli indirizzi assessorili, ministeriali e governativi!

 

Tuttavia, inadempienze ed omissioni, aldilà delle peculiarità di cui stiamo trattando (seppur gravi, perché svuotano di significato il ruolo svolto da un settore della P.A.), investono problematiche più complesse. La qualità del servizio pubblico, deriva dalla capacità reattiva del medesimo ad offrire adeguate risposte al cittadino. Se i "fannulloni", che in esso operano, non vengono dotati di strumenti idonei a svolgere compiti loro preposti; se le inerzie, i clientelismi, le incompetenze hanno il sopravvento; se viene trascurata anche la "formazione" alla consapevolezza di offrire un servizio di pubblica utilità ( di cui l’impiegato-cittadino sarebbe comunque beneficiario ), i privatizzatori e i detrattori di professione avranno buon gioco.

 

Noi ci opporremmo a quella sorta di "pensiero unico", che subdolamente si sta manifestando e ci contempla come capri espiatori, agevoli bersagli, per imbastire una campagna di svuotamento delle prerogative dei servizi pubblici, trascurando le vere responsabilità nella filiera dei "tutori del sistema". Non siamo disposti ad assecondare politiche, che vogliono dare giudizi sul nostro operato, per mezzo di schedine valutative, spesso soggette ai più sfrontati clientelismi ed opportunismi, mentre amministratori delegati, "manager" di stato e tutto il "top management" deferente, continua a ricevere, oltre ai lauti guadagni, principesche prebende, senza dover rendere conto delle inadempienze ed incapacità. Se qualcuno dovrà giudicare, quello sarà il cittadino ( come in ogni vera democrazia ), ma solo se reso consapevole, che noi siamo il prodotto di un "sistema" e non gli artefici di indirizzi politici, di consapevoli ( e colpevoli ) omissioni, di carenze e assenze strutturali e sovrastrutturali. Non siamo noi a gestire la "cosa pubblica", siamo solo il mezzo, lo strumento con cui la burocrazia si aggroviglia per perpetuarsi, attribuendoci le proprie mancanze.

 

Strane alleanze si profilano, ambigui accordi hanno visto la luce. Come Sindacato rigettiamo ogni intesa, che ritiene i lavoratori unici responsabili dei mediocri risultati della P.A. e proponiamo una più articolata discussione, che ci veda protagonisti per un reale rinnovamento ed antagonisti a logiche mercantili.