Roma. Il Pane & le Rose, luglio 2011: ' L'unico, vero, scontro di civiltà che valga la pena combattere...'

In allegato il giornalino e l'allegato

Roma -

L'editoriale di questo numero:

la cultura del lavoro, della cura e dell’accoglienza contro la barbarie del “chi è più forte comanda …e gli altri? …che crepino pure!”

Se c’è qualcosa di assolutamente insopportabile in quello che è avvenuto  in questo paese nell’ultimo ventennio almeno, non è tanto la volgarità di una classe politica che continua a “ballare sul Titanic”. E’ piuttosto l’ingiustificata rassegnazione di chi pur sapendo benissimo che, inevitabilmente, affogherà per primo e senza speranza di salvezza (se non altro perché scialuppe e salvagente sono stati già da tempo sequestrati dai soliti “furbetti”), ha continuato a vivacchiare sperando in un futuro migliore.

Tra chi è già da tempo prenotato per il possibile affogamento figurano i lavoratori dipendenti … e, in prima fila, immancabilmente, i lavoratori pubblici, oggetto privilegiato delle “amorevoli cure” che ben conosciamo, da parte di tutti gli ultimi governi (con assoluta ed equanime indipendenza dal colore politico della coalizione di turno).

Se questo è vero, è altrettanto vero che se i medesimi lavoratori decidessero, in qualunque momento, di riaffermare collettivamente la loro dignità, impiegherebbero non più di un attimo a scrollarsi di dosso le scorie che da troppo tempo inquinano la loro vita. Non è un’affermazione ipotetica … ma una problematica che si ripropone all’ordine del giorno in virtù dell’ultima manovra finanziaria approvata dal Parlamento, con la quale un’intera classe politica ormai decotta ha deciso di dichiarare guerra (anche se, per alcuni aspetti, è una guerra combattuta per conto terzi) all’intero mondo del lavoro … a tutti coloro che campano del loro lavoro.

In fondo, c’è qualcosa di giusto in tutto questo. Perché chi altri se non chi vive i problemi quotidiani sulla propria pelle è in grado di ribaltare la situazione attuale? Detto in altri termini: se i pubblici dipendenti fossero quell’ammasso di impenitenti ruffiani e parassiti di cui parla il buon Brunetta (che qualcosa ne sa… essendo stato uno dei soggetti, palesemente tra i più alienati, contro cui da qualche tempo lancia le sue maledizioni), perché le cose dovrebbero andare meglio, prima o poi?

Noi siamo convinti del contrario. Perché i lavoratori di questo paese (così come, più in generale, l’insieme dei cittadini) sono qualcosa di ben più nobile, ricco e prezioso dei cialtroni che hanno ipotecato la politica negli ultimi anni.